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Totopalma, Rasoulof, Audiard e l'incognita Coppola

Totopalma, Rasoulof, Audiard e l'incognita Coppola

In corsa anche Sorrentino, Fargeat, Arnold e Zhang-Ke

CANNES, 25 maggio 2024, 10:36

Francesco Gallo

ANSACheck

Rasoulof a Cannes con le foto degli attori 'rimasti ' in Iran © ANSA/AFP

Il seme del fico sacro (The Seed of the Sacred Fig) del regista iraniano Mohammad Rasoulof scompiglia il Totopalma di questa 77/a edizione del Festival di Cannes che si chiude domani sera, perché perfetto per entrare nella zona alta del Palmares.
    Vale a dire: è un pugno allo stomaco al regime iraniano, è diretto da un regista appena fuggito da quel paese, è femminista ed è anche bello. Difficile insomma che possa essere trascurato dalla giuria presieduta da Greta Gerwig e composta da otto membri tra cui il nostro Pierfrancesco Favino.
    A parte Rasoulof restano in corsa: Emilia Perez di Jacques Audiard, The Substance di Coralie Fargeat (il più votato dai critici internazionali), Caught by the Tides di Jia Zhang-Ke, Bird di Andrea Arnold e il nostro Paolo Sorrentino con Parthenope.
    E poi, fuori classifica, c'è Francis Ford Coppola e il suo Megalopolis che meritano un discorso a parte. È l'unico dei tre maestri in campo, vale a dire Schrader e Cronenberg, a mostrare di essere davvero giovane a ottantacinque anni. Non solo, ha rischiato i suoi soldi per girare un film voluto da quarant'anni per mettere su un action-painting-movie discutibile, ma modernissimo. Ovvero un film genialmente sconclusionato con un'idea di futuro e un parallelo niente male tra due imperi in decadenza: quello Romano e quello Usa. Si può non dare un premio a Coppola? Impossibile, in caso si metterà mano a un premio speciale.
    Emilia Perez di Audiard è invece nella rosa dei film da Palmares quello che ha messo d'accordo un po' tutti, critici francesi e internazionali. La storia di questo boss dei cartelli messicani che vuole diventare donna è geniale ed è bravissima, da Palma, l'attrice transgender Karla Sofía Gascón che lo/a interpreta.
    C'è poi anche The Substance di Coralie Fargeat. A parte il favore che potrebbe avere da una giuria a maggioranza femminile, è un film che ricorda quel Titane della Ducornau, Palma d'oro a sorpresa nel 2021: colorato, un po' b-movie, pieno di colori di plastica, distopico e rivisitazione della Fontana dell'eterna giovinezza. A ringiovanire è Demi Moore, sessantuno anni, coraggiosa nel mostrarsi nuda e meritevole di un premio.
    Caught by the Tides di Jia Zhang-Ke corre invece con la poesia di un Paese come la Cina contemporanea capace di medioevo come di robotica.
    C'è poi Bird di Andrea Arnold, regista britannica che guarda a Ken Loach, che racconta di ragazzini ai margini senza futuro, obbligati a crescere prima del tempo. E questo nel sud dell'Inghilterra.
    Parthenope di Paolo Sorrentino, infine, pur avendo diviso la critica, a parte il sostegno che non mancherà da parte di Favino, ha dalla sua la bellezza delle immagini di un regista esteta che non sbaglia un'inquadratura, anche se l'essenza profonda della cultura napoletana è forse difficile da comprendere anche per gli stessi napoletani.
    Tra le sorprese, attenzione a Wild Diamond, l'opera prima di Agathe Riedinger, che racconta i primi passi di un'influencer.
    Si tratta di Liane, diciannove anni, una ragazza del sud della Francia sempre allo specchio. A interpretarla è Malou Khebizi, attrice straordinaria presente in ogni inquadratura con il suo trucco pesante e le sue unghie extra-large.
    Sul fronte miglior attore maschile in un'edizione con tutte protagoniste donne, in corsa potrebbe essere l'attore di Limonov - The Ballad di Kirill Serebrennikov, cioè Ben Whishaw, oppure il protagonista di Anora di Sean Baker, il bravissimo Mark Eidelstein, un vero folletto-maschera che sembra uscito da un fumetto. Attenzione anche al film, che merita.
   

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