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Venezia: il giorno di Frammartino e di Banderas e Cruz

>>>ANSA/Venezia

Venezia: il giorno di Frammartino e di Banderas e Cruz

Il mio è un cinema carsico' dice il regista de 'Il Buco' e sul red carpet sono tutti in tuta da speleologi. Risate a crepapelle per Competencia Official, secondo film in concorso. Fuori concorso, il documentario rock 'Becoming Led Zeppelin'

VENEZIA, 04 settembre 2021, 15:06

Redazione ANSA

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78th Venice Film Festival - RIPRODUZIONE RISERVATA

78th Venice Film Festival - RIPRODUZIONE RISERVATA
78th Venice Film Festival - RIPRODUZIONE RISERVATA

 E' un cinema lontano da tutto, senza ansie, senza pressioni "oggi siamo qui ma tra 48 ore siamo di nuovo lì sotto" dice il regista Michelangelo Frammartino prendendo in prestito il linguaggio del suo film IL BUCO, in concorso a Venezia 78, secondo dei cinque italiani a debuttare in Sala Grande dopo 'E' stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino'. "Il mio - spiega all'ANSA - è un cinema carsico, sotterraneo. Fingo di essere a mio agio qui a Venezia in realtà non lo sono, mi sento fuori da questo e anche a sorpresa in concorso, pensavamo di andare magari in altre sezioni".
    Frammartino, che ammette di essere "un po' lentino" torna al cinema (il film, una produzione Doppio Nodo Double Bind con Rai Cinema, uscirà nel 2022 con Lucky Red) dopo 11 anni dalle Quattro volte, "nel mezzo un film non fatto, nel 2015, un lutto da elaborare". Sul red carpet indossa tuta e caschetto come tutta la delegazione guidata dai veterani speleologi Beppe De Matteis, 86 anni, e Giulio Gècchele, 84, che nel 1961 fecero l'impresa esplorando l'allora seconda (oggi è la terza) grotta più profonda, l'Abisso del Bifurto in Calabria, 700 metri sottoterra. Con loro i non attori, i giovani speleologi come Leonardo Zaccaro e vari altri, che hanno interpretato il film, sei settimane nella cavità immensa nell'entroterra calabrese del Pollino, arrivando a toccare quota 400 (più sei settimane sopra, oltre a preparazione, montaggio, edizione). 

In concorso anche COMPETENCIA OFICIAL di Gastón Duprat e Mariano Cohn è un film delizioso che fa ridere e pensare allo stesso tempo grazie a una prova attoriale e di scrittura di altissimo livello. In concorso al Festival di Venezia per l'Argentina racconta della principale malattia della modernità: il narcisismo. Tutti ne sono affetti tanto più attori e registi, quelli di scena appunto in questa commedia dai toni surreali. Stiamo parlando di Penelope Cruz, Antonio Banderas e l'attore argentino Oscar Martinez. Partiamo dall'inizio. Un milionario è legittimamente messo in crisi dall'aver compiuto ottant'anni. Cosa fare per lasciare un segno di sè. Prima pensa di costruire un ponte da donare allo stato poi, invece, cambia idea e pensa di produrre un film di successo. Ingaggia così una singolare troupe capeggiata dalla presuntuosa regista Lola Cuevas (Cruz) dalle idee molto originali e spesso sadiche. Davanti alla cinepresa, con una sua ponderosa sceneggiatura si misurano due star tanto talentuose quanto egocentriche e vanitose: l'attore hollywoodiano Félix Rivero (Banderas), belloccio e votato ai soldi, e l'attore teatrale più stagionato e impegnato Iván Torres (Martínez) che considera il primo una star da fiction. Che succede tra i tre? Scintille, 'una competizione ufficiale' senza esclusione di colpi e tutta da ridere, una 'competizione' piena di vezzi, cattiverie, bugie, vanagloria e vanità senza limiti.

 Fuori concorso il documentario rock 'Becoming Led Zeppelin' di Bernard MacMaho.

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