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Oliver Stone, racconto la mia lotta contro il sistema

Oliver Stone, racconto la mia lotta contro il sistema

Regista a Roma, parla di autobiografia. Trump? Non credo vincerà

ROMA, 26 agosto 2020, 18:27

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

Oliver Stone a Roma per 'Timvision Floating Theatre ' © ANSA/ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Oliver Stone a Roma per  'Timvision Floating Theatre ' © ANSA/ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Oliver Stone a Roma per 'Timvision Floating Theatre ' © ANSA/ANSA/ALESSANDRO DI MEO

I suoi primi 40 anni, tra arruolamento da volontario nella guerra in Vietnam "un'esperienza devastante che ha cambiato per sempre la percezione del mio Paese", e approdo al mondo del cinema prima come sceneggiatore e poi anche come regista indipendente e contro il sistema (caratteristiche che non ha mai perso, ndr)".
    E' quanto racconta Oliver Stone nella sua autobiografia, Cercando la luce che in Italia per La Nave di Teseo dal 27 agosto. Il regista ne parla con i giornalisti a Roma, dove apre con 'Wall Street' il programma di proiezioni di Alice nella città al Timvision Floating theatre sul laghetto del' Eur, arena estiva 'galleggiante' per 150 persone distanziate a proiezione.
    Per il cineasta, che non si è mai fatto spaventare dalle polemiche (anche recenti, quando ha riaffermato di non credere a un'interferenza della Russia di Putin nelle presidenziali del 2016), non mancano domande sulle prossime elezioni Usa e Donald Trump: "Non penso vincerà, credo l'altro tizio prevarrà, ma sia con Democratici che con i Repubblicani abbiamo gli stessi problemi. Sono orientati soprattutto alla spesa militare, che è di un trilione di dollari l'anno - dice -. Negli Usa non si spendono soldi sulle infrastrutture, le strade, i servizi, sono stati tagliati i budget per trovare antidoti ai virus. Si investe invece sull'estero per cambiare regimi, anche attraverso il soft power. Nessuno dei due partiti mette in dubbio questa linea, ed è sbagliato, non è democrazia. Non esiste negli Stati Uniti un partito per la pace, è molto disturbante e dovrebbe inquietare anche voi in Italia, che credo siate il Paese con più basi americane dopo la Germania".
    Il cineasta newyorchese, classe 1946, ha deciso di fermarsi nel libro ai 40 anni, perché "rappresenta la chiusura di un ciclo: interrompo il racconto (dopo Platoon, ndr) nel momento in cui si realizza il sogno che avevo nutrito e desiderato, e per cui avevo lottato con sudore e sangue tra passi indietro e delusioni".
    'Wall street' scelto da Alice nella città "rappresenta l'inizio di un nuovo ciclo, è per me un film molto importante perché mi ha portato a collaborare con mio padre, che aveva lavorato a Wall street per 45 anni. Lui però non ha potuto vederlo, è morto nel 1985 e il film è uscito nel 1987". Stone decise di realizzare la storia "perché nessuno parlava più al cinema del mondo dei grandi affari, con qualche eccezione.
    Quando è uscito Wall Street il tema ha fatto notizia. C'era una sorta di moda, personaggi come Gordon Gekko (protagonista della storia, interpretato d Michael Douglas, ndr) diventavano tema da prima pagina. Nei giorni a Wall Street di mio padre non si parlava mai di soldi, era volgare, ma negli anni '80 è cambiato l'atteggiamento verso il denaro, con persone volgari come Donald Trump". Un passaggio epocale che Stone potrebbe raccontare anche in un secondo volume della sua autobiografia, dal 1987 ad oggi: "C'è molto da dire, con Reagan e la trasformazione di Wall Street, i soldi in America diventano la cosa più importante.
    Iniziano a dominare la politica e l'entertainment, le corporazioni diventano sempre più grandi". Oggi fare il regista, per lui, "è molto più difficile. Basti pensare che 'Snowden' è stato finanziato da Germania e Francia, molto poco dagli Usa".
    E "una cosa molto deprimente - aggiunge - Dopo il 2001 è diventato quasi impossibile realizzare un film critico sulla politica estera americana. C'è una forma di censura che è economica". Il governo americano d'altronde "da sempre ha un forte controllo su film e fiction - sottolinea . Un'ingerenza che a Hollywood passa anche per il supporto alla realizzazione delle scene di guerra. Io non l'ho mai avuto; hanno rifiutato Platoon, perché per loro in Vietnam non c'era stato fuoco amico e non si uccidevano donne e bambini. Lo stesso per Jfk... continuano a dire bugie su bugie".
    Stone è all'inizio di un tour italiano, che lo porterà il 25 al Pesaro Film Festival; il 26 a Fano per Passaggi Festival, il 27 alla Rotonda di Senigallia, il 28 alla Villa Vitali di Fermo,; il 2 settembre, a Bassano del Grappa, per la chiusura della Milanesiana e a inizio settembre alla Mostra del Cinema di Venezia dove riceverà il Kinéo Life Achieving Award.
   

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