Gli ospedali italiani "dovranno aspettare fino al 2026 per sfruttare nuove tecnologie diagnostiche come Tac e risonanze magnetiche di ultima generazione, acceleratori lineari o ecografi digitali su cui il Pnrr investe ben 1,2 miliardi". Lo scrive questa mattina il Sole 24 Ore in apertura di prima pagina. Secondo quanto riporta il quotidiano, "la revisione del Pnrr richiesta dall'Italia prevede infatti uno slittamento di ben due anni - dal 2024 al 2026 - del nuovo piano di ammodernamento tecnologico degli ospedali".
Il piano, scrive il quotidiano, prevede lo stanziamento di 1,19 miliardi per sostituire 3.133 grandi apparecchiature sanitarie con più di cinque anni, come Tac, risonanze magnetiche, acceleratori lineari, sistemi radiologici fissi, angiografi, gamma camera, gamma camera/Tac, mammografi, ecotomografi. Delle apparecchiature previste, ben 2.800 sarebbero già andate a gara attraverso la piattaforma Consip e alla centrale acquisti della Pa risulterebbero anche già fatti la stragrande maggioranza degli ordini da parte delle Regioni.
Il rinvio deriverebbe però "dalla richiesta soprattutto di alcune Regioni di rinviare la scadenza perché diversi ospedali non sarebbero pronti ad accogliere le nuove tecnologie e metterle in funzionamento" perché "mancano alcuni adempimenti", come "lo smaltimento della vecchia apparecchiatura e i piccoli lavori che a volte sono necessari per adeguare i locali e fare posto alla nuova macchina".
L'articolo del Sole 24 Ore riporta alcuni dati di Confindustria sulle apparecchiature di diagnostica nelle strutture sanitarie italiane: oltre la metà è obsoleta e quindi anche meno efficiente.
Troppo vecchi 37 mila apparecchi diagnostici negli ospedali
Quasi 37mila apparecchiature di diagnostica per immagini presenti negli ospedali pubblici e privati italiani non sono più in linea con lo stato dell'arte
della tecnologia esistente. È il dato che emerge dall'Osservatorio parco installato di Confindustria dispositivi medici che fa emergere una situazione piuttosto omogena sul territorio nazionale.
I dati più recenti sono stati pubblicati in un'indagine a febbraio scorso, realizzata in collaborazione con la Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica e con l'Associazione Italiana Ingegneri Clinici. Ha più di 10 anni il 92% dei mammografi convenzionali, il 96% delle Tac a meno di 16
slice, il 91% dei sistemi radiografici fissi convenzionali, l'80,8% delle unità mobili radiografiche convenzionali, il 30,5% delle risonanze magnetiche chiuse a 1-1,5 tesla.
Per la gran parte di essi si tratta di un'età troppo alta rispetto al turnover fisiologico reso necessario dall'invecchiamento dei dispositivi e dalla disponibilità di nuove tecnologie. Per esempio, secondo la rilevazione, il 42% delle Tac presenti in Italia ha ormai superato il periodo di turnover, la quota raggiunge il 54% per le risonanze magnetiche, il 95% per mammografi convenzionali e il 35% per quelli digitali.
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