L'esposizione, dal
titolo "Malophoros cent'anni dopo", di alcune centinaia di
reperti recuperati in quasi un secolo dall'area della Gaggera,
della necropoli orientale di Selinunte (molti mai esposti)
ha inaugurato l'area museale del baglio Florio all'interno del
parco archeologico di Selinunte i cui lavori di restauro,
iniziati nel 1981, sono stati finalmente completati dopo avere
subito negli anni vari adeguamenti. "L'area di Malophoros - ha
detto Enrico Caruso, direttore del parco archeologico di
Selinunte - viene indagata dal 1874 e tra gli altri sono stati
scoperti il Propylon, i santuari di Demetra, Zeus ed Ecate. Oggi
esponiamo reperti recuperati in campagne di scavo svolte dal
1888 ai nostri giorni, ma quello che rimane tuttora il punto di
riferimento per gli studiosi del settore è il volume del 1925 di
Ettore Gabrici che dal 1915 al 1923 condusse in quell'area sette
campagne di scavo. La mostra offre un quadro generale della
storia dei ritrovamenti a partire dalla Lex sacra selinuntina".
Proprio in quest'ultima lamina plumbea - risalente alla metà del
V sec. a.C., nel cui testo sacro vengono date le prescrizioni
per alcuni riti da farsi per cancellare una contaminazione
provocata da un omicidio e che sino al 1992 fu in possesso del
J. Paul Getty museum che la restituì al governo italiano dopo
che ne fu riconosciuta la provenienza - vengono menzionati gli
dei venerati nella collina occidentale della Selinunte
arcaico-classica. Tra i reperti esposti per la prima volta vi
sono quelli recuperati nella campagna di scavi guidata da
Caterina Greco negli anni 2014-2015 nell'area dei santuari di
Demetra e Zeus che ha permesso di indagare meglio alcuni aspetti
legati alla ritualità all'interno del temenos della Malophoros.
"Tra questi - ha aggiunto Caruso - vi sono frammenti di ossa di
animali sacrificati per gli dei, tra cui una testa di cane,
animale prezioso per Ecate, divinità dell'oltretomba".
Nell'esposizione si possono ammirare, tra le altre cose, rare
terrecotte con pitture, statuette ex voto, lucerne, ciotole,
coppe, piatti, due capitelli, una stele e una cista e oggetti di
produzione corinzia del VI sec. a.C. Di particolare importanza
fu il progetto "Missione Malophoros" avviato nel 1983 da
Vincenzo e Sebastiano Tusa che portò alla scoperta del tempio di
Hera Matronale, del VI sec. a.C. E proprio a Vincenzo Tusa, che
del parco archeologico di Selinunte fu anche sovrintendente, e
alla moglie Dina Cutroni, Enrico Caruso ha annunciato
l'intitolazione di una borsa di studio, finanziata dallo stesso
parco archeologico e destinata a studenti di Archeologia che
presenteranno tesi di laurea sulla Sicilia occidentale. La
mostra si concluderà il prossimo 30 maggio.
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