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La faida tra clan mafiosi all'ombra della Lanterna

La faida tra clan mafiosi all'ombra della Lanterna

Una lunga catena di sangue da Riesi e Gela fino a Genova

PALERMO, 09 maggio 2024, 19:46

Redazione ANSA

ANSACheck

Carcere © ANSA/ANSA/ALESSANDRO DI MEO

L'inchiesta che ha portato all'arresto del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha fatto emergere il ruolo sempre più incisivo assunto dai clan mafiosi all'ombra della Lanterna. A cominciare dai Cammarata, una "famiglia" originaria di Riesi, in provincia di Caltanissetta, che - come emerge dall'ordinanza firmata dal Gip - avrebbe assicurato voti in cambio di posti di lavoro per i "picciotti".

La presenza in Liguria di una folta comunità di mafiosi provenienti dal nisseno del resto non è una novità ed è testimoniata, oltre che dalle inchieste giudiziarie sfociate in un maxiprocesso che si svolse a Genova, da una lunga catena di omicidi. Una faida tra Cosa Nostra e la Stidda per il controllo del territorio e del traffico di stupefacenti che all'inizio degli anni '90 da Gela e Riesi, epicentro di questa sanguinosa guerra di mafia, si propagò fino al capoluogo ligure.

Un pregiudicato siciliano, Angelo Stuppia, 36 anni, titolare di un autosalone in val Bormida nel savonese, fu giustiziato a colpi di pistola il 20 novembre 1990 mentre si stava recando a trovare la moglie che aveva dato alla luce un bimbo presso l'ospedale Celesia a Rivarolo, nel ponente cittadino.

Un altro pregiudicato originario sempre di Riesi, Juliano Giuliano, 26 anni, fu freddato il 13 ottobre del 1991 a Genova Pra'. Per questi delitti, che furono collegati anche all'omicidio di Gaetano Gardini, ucciso il 6 ottobre del '90 all'interno di un ristorante nel centro storico di Genova, furono processati e condannati alcuni esponenti del clan mafioso Fiandaca-Emmanuello di Gela legato allo storico boss mafioso di Caltanissetta "Piddu" Madonia, ma alcuni ergastoli furono poi annullati in Cassazione.

Un altro omicidio attribuito allo stesso clan mafioso è quello di Luciano Gaglianò, ucciso con sei colpi di pistola il 13 novembre del 1991, mentre era a bordo della sua auto a Bolzaneto, alla periferia di Genova. Ad aprire il fuoco contro di lui furono in due: un proiettile lo raggiunse alla schiena, altri cinque alla testa. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, fatta con l'aiuto del 'pentito' Angelo Celona, Gaglianò non aveva pagato una partita di cocaina da mezzo chilo ai Fiandaca-Emmanuello.

In un primo tempo l'omicidio venne attribuito alla 'ndrangheta, ma gli imputati vennero assolti. Il caso, rimasto per anni insoluto, fu riaperto dalla squadra mobile di Genova, grazie alle dichiarazioni di alcuni pentiti di mafia, diventati collaboratori di giustizia, tra cui Angelo Celona e Ciro Vara.
   

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