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Cinema: Giovanni Lo Porto, cooperante ucciso e dimenticato

Cinema: Giovanni Lo Porto, cooperante ucciso e dimenticato

Al Festival di Bologna regista Margiotta con "Storia di Nessuno"

PALERMO, 16 giugno 2022, 17:26

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sarà presentato al Biografilm Festival di Bologna in anteprima italiana "Storia di Nessuno", il documentario sul cooperante italiano Giovanni Lo Porto, sequestrato da Al Qaida nel gennaio del 2012 e ucciso tre anni dopo da un drone americano al confine tra Afghanistan e Pakistan. "Il film - spiega il regsita Costantino Margiotta - nasce da un grande dolore. Quando Giovanni era vivo alcuni suoi amici mi avevano contattato perché si parlasse della sua prigionia che era totalmente sotto silenzio. Era stato rapito dai Talebani in Pakistan e, dopo tre anni di prigionia, ci si aspettava che tornasse a casa. Un mercoledì mattina scopro che Giovanni è morto sotto il fuoco amico di un drone militare americano". Per il regista è molto facile diventare un eroe quando si è vittima dei talebani "lo è molto meno - sottolinea - quando il fuoco arriva dall'Occidente, soprattutto dagli Stati Uniti d'America. Anche dopo la morte, avevo provato a contattare alcune testate giornalistiche ma per motivi che non sta a me giudicare, questa vicenda non è stata ritenuta degna di grande attenzione. E' qualcosa che ha lacerato la comunità vicina a Giovanni e dispiace che non abbia lacerato la comunità italiana". Giovanni Lo Porto è nato a Palermo in un quartiere tristemente noto come quello di Brancaccio dove ha operato ed è stato ucciso Padre Pino Puglisi. "Nonostante tra Giovanni e Padre Puglisi non ci fosse un rapporto strettissimo - spiega Margiotta -, la sua figura è stata determinante per Giovanni, perché a partire da quell'incontro ha deciso di lasciare Palermo e di intraprendere una nuova strada. Quando si trova da turista in Pakistan, durante un alluvione comincia a dare una mano agli alluvionati, vede che ci sono Ong che lo fanno in modo professionale. Inizia a studiare e impara tre lingue, si laurea a Londra e comincia a lavorare nella cooperazione internazionale. Ho deciso di fare un film su di lui perchè la storia di un ragazzo che parte da Brancaccio e dona il proprio cuore al mondo non poteva essere del tutto dimenticata".
   
   

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