(ANSA) - PALERMO, 20 MAG - Per un terzo degli italiani lo
Stato ha reagito alla stagione delle stragi mafiose di Capaci e
Via D'Amelio cercando un "compromesso politico" con Cosa Nostra.
Per il 22% la reazione delle istituzioni è stata "militare" e
"giudiziaria" e si è manifestata con un potenziamento del
controllo del territorio, con le indagini e con gli arresti. Per
il 21%, invece, lo Stato ha reagito investendo sulla cultura
della legalità. Solo 1 su 10 ritiene che non ci sia stata alcuna
reazione. Quale che sia stata, la condotta delle istituzioni ha
prodotto, secondo gli italiani, solo risultati parziali: per il
47% è stata efficace a fermare la violenza stragista dell'epoca,
per il 33% a ridurre la gravità del fenomeno mafioso e solo per
il 27% è servita a sconfiggere definitivamente la mafia. E' il
quadro che emerge da un sondaggio che Ipsos ha donato alla
Fondazione Falcone alla vigilia del 30esimo anniversario della
strage di Capaci.
La rilevazione è stata effettuata tra il 30 marzo e il 4
aprile.
L'eredità del lavoro svolto da Giovanni Falcone è considerata
importante: pressochè unanime la conoscenza del maxiprocesso
alla mafia, primo atto d'accusa a Cosa nostra istruito da
Falcone (anche se per il 64% resta una conoscenza sommaria).
Secondo gli intervistati, ancora, Falcone ha inferto un duro
colpo a Cosa Nostra, ma molto resta ancora da fare (per il 55%
degli italiani). Solo 1 su 10 ritiene che il suo lavoro sia
stato inutile. Il ricordo del 23 maggio 1992, giorno
dell'attentato di Capaci, è netto anche tra i più giovani,
informati dai genitori e dalla scuola su quanto accadde.
Alla domanda su quale sia stato lo stato d'animo dopo la notizia
della strage: per il 38% della popolazione la risposta è stata
di rabbia, incredulità per il 26 %, tristezza per il 21. Un
italiano 1 su 10 ha provato paura. (ANSA).