"Il racconto di Vincenzo
Scarantino cozzava palesemente con quella che era la prassi
operativa di Cosa Nostra all'epoca. Non c'era bisogno di
Spatuzza per capirlo. Scarantino come persona era assolutamente
non presentabile perché psicolabile. C'era anche una perizia
psichiatrica, ma non andava toccato e quindi non si poteva
dire". Lo ha detto l'avvocato Rosalba Di Gregorio legale di
parte civile di Gaetano Murana, Cosimo Vernengo, Giuseppe La
Mattina (ex imputati falsamente accusati e poi scagionati e
scarcerati) nella sua arringa nel processo sul depistaggio delle
indagini della strage di via D'Amelio.
Imputati del processo sono tre poliziotti Mario Bo, Fabrizio
Mattei e Michele Ribaudo, ex appartenenti del gruppo
"Falcone-Borsellino" della Squadra Mobile di Palermo, accusati
di aver indotto, mediante minacce e pressioni, il falso pentito
Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni per depistare
le indagini sulla strage di via D'Amelio. "Scarantino - continua
l'avvocato Di Gregorio - fu congedato dal militare perché
ritenuto dai medici neurolabile. A Scarantino venne
diagnosticata una 'Reattività nevrosiforme persistente in
neurolabile', era un soggetto che reagiva agli stimoli in
maniera esagerata. I soggetti che lo gestivano e lo hanno
valorizzato come fonte, lo sapevano. E se non lo sapevano lo
hanno saputo durante l'esame quando in aula chiesi alla Corte di
fare una perizia psichiatrica perché il soggetto in maniera
evidente non dava segnali di linearità e di ragionamenti
coerenti".
La procura di Caltanissetta nella scorsa udienza ha chiesto
la condanna a 11 anni e 10 mesi di Mario Bo e a 9 anni e 6 mesi
ciascuno di Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.
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