"Io ho sbagliato, ed è giusto che paghi il mio debito con la società fino in fondo. Nessuna spiegazione potrebbe giustificare così tanta violenza da parte mia. Ma io allora ero convinto che lo Stato e la mafia fossero la stessa cosa, e sono state queste convinzioni a determinare la mia scelta violenta: quindi uccidere per non essere ucciso". Il boss Giuseppe Grassonelli racconta la sua potente e drammatica storia nel docufilm "Ero Malerba" diretto da Toni Trupia, in concorso al festival "Visioni dal mondo" di Milano, che sarà proiettato in anteprima nazionale sabato 8 ottobre alle ore 20 al Pavilion Unicredit di piazza Gae Aulenti. Grassonelli, 51 anni, di Porto Empedocle (Ag) è stato uno dei protagonisti della guerra di mafia sferrata dagli 'stiddari', di cui era uno dei leader, a Cosa Nostra che a cavallo tra gli anni '80 e '90 fece oltre 400 morti in Sicilia. Vittima di una strage in cui Cosa Nostra gli sterminò la famiglia, rimasto ferito e vivo per miracolo, Giuseppe Grassonelli scampò ad altri due agguati prima di passare al contrattacco per vendetta e per sopravvivenza. Arrestato il 15 novembre del 1992, condannato all'ergastolo ostativo, da quel giorno non è mai uscito dal carcere e mai potrà farlo perchè la sua condanna non prevede alcun beneficio, riservato invece solo a chi decide di collaborare con la giustizia, cosa che lui ha scelto di non fare per "non barattare la propria libertà con quella di altri".
Entrato in carcere semi analfabeta, attraverso la cultura ha fatto un percorso di recupero straordinario fino a laurearsi con 110 e lode in lettere moderne. Oggi è un uomo completamente nuovo, che crede nelle istituzioni e nel dovere civico. La sua potente storia, il suo viaggio di andata all'inferno e di ritorno nella legalità, sono stati raccontati in un libro di straordinario successo "Malerba", edito da Mondadori scritto a quattro mani con il giornalista del tg5 Carmelo Sardo che lo ha incontrato in carcere e a cui Grassonelli ha affidato la sua storia conoscendolo sin dai tempi della guerra di mafia quando lui uccideva e Sardo, cronista di una tv locale, Teleacras, raccontava quegli agguati. Il libro ha vinto il premio "Sciascia" ed è stato pubblicato con successo in Francia, Spagna, Giappone, Turchia, Germania, Brasile e America Latina.
Ora arriva il docufilm in cui sono gli stessi Grassonelli e Sardo a ripercorrere quegli anni cruenti. Nel documentario parlano i protagonisti di quell'epoca come magistrati, filosofi, giornalisti e gli stessi familiari di Grassonelli. E' lo stesso "Malerba", come veniva chiamato Grassonelli da ragazzo, a raccontare con una strepitosa testimonianza il suo percorso di resipiscenza. Il docufilm è prodotto da Interlinea, soggetto e sceneggiatura di Toni Trupia e Carmelo Sardo, per la regia di Toni Trupia.
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