Il Consorzio dell'Agnello di
Sardegna Igp si costituirà parte civile nel processo per lo
"scandalo" dei 12 mila agnelli romeni pronti per essere venduti
in Italia con il marchio Igp di Sardegna. Lo ha deliberato
all'unanimità il Consiglio di amministrazione del Contas.
Il "tarocco" era stato smascherato nei primi giorni
dell'aprile scorso da un'ispezione del reparto repressioni e
frodi in collaborazione con il Consorzio dell'Agnello Igp in
alcune delle maggiori piattaforme di carne della Grande
distribuzione organizzata del Centro-Nord Italia, mercato più
remunerativo nel periodo di Pasqua, all'interno dell'operazione
Miel (agnello in lingua romena) di Sardegna. Una truffa, sulla
quale sono in corso delle indagini, per un valore stimato in
oltre 1 milione di euro.
"Una scelta, quella di costituirsi parte civile che ci vedrà
in prima linea nella difesa della nostra eccellenza da uno dei
reati più temuti: per 6 italiani su 10 è più grave dei reati
fiscali - sottolinea il presidente del Contas Battista Cualbu -
Porteremo fino in fondo le ragioni di tutti i sardi che da
questo tipo di truffa vedono violato il proprio lavoro, la
propria identità culinaria, oltre che la salute stessa dei
consumatori che acquistano un agnello (convinti che sia sardo
certificato Igp, quindi allevato seguendo un preciso
disciplinare) del quale in realtà non si conosce in che
condizioni è stato allevato, macellato e conservato. Il tutto
infangando il nome del nostro agnello Igp e dunque di tutta la
Sardegna".
"Queste truffe oltre al danno economico immediato, sono anche
un freno per il lavoro e i progetti di valorizzazione
dell'agnello sardo Igp, il suo valore nutrizionale, la sua
unicità di allevamento che stiamo mettendo in campo come
Consorzio insieme agli associati - osserva il direttore del
Contas Alessandro Mazzette - Il consumatore può contare sul
nostro supporto. Le indagini stanno proseguendo e a breve
avremmo delle novità importanti".
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