Sta scatenando moltissime
discussioni sui social network l'iniziativa dello scultore sardo
Pinuccio Sciola di scrivere una lettera aperta al nuovo Capo
dello Stato per sollecitare un cambio nella bandiera della
Sardegna, per togliere i Quattro Mori che rappresentano le teste
mozzate di quattro saraceni sconfitti dagli aragonesi durante la
battaglia di Alcoraz in Spagna.
Dopo la notizia diffusa ieri dall'ANSA, sull'argomento sono
intervenuti su Twitter il presidente del Consiglio regionale,
Gianfranco Ganau, che ha difeso l'attuale vessillo dei Quattro
Mori, e il sottosegretario dei Beni Culturali, Francesca
Barracciu, che ha fatto alcuni distinguo. Nel dibattito si è
inserito anche il segretario regionale del Partito dei Sardi,
Franciscu Sedda, che ha inviato una lettera a Ganau, proponendo
come nuovo simbolo "l'Albero verde in campo bianco che i sardi
sventolavano a Sanluri".
"Caro Sciola, sono in totale disaccordo - ha scritto Ganau -
I 4 mori sono il simbolo della nostra terra, la nostra storia.
Non si toccano".
"Caro Gianfranco - ha risposto a stretto giro di tweet
Barracciu - è la nostra bandiera ma i 4 Mori non rappresentano
affatto la nostra storia. Lo dice la Storia". "Cara Francesca -
ha replicato ancora il presidente dell'assemblea, mentre si
moltiplicavano i 'cinguettii' sull'argomento e su Facebook si
scatenava un'accesa discussione - nella storia di un popolo i
simboli sono importanti e ne sono parte".
"Caro presidente del Consiglio - scrive Sedda - Lei ha
ragione nel dire che 'I Quattro mori sono il simbolo della
nostra storia'. Il punto è capire di quale storia. I Quattro
Mori sono il simbolo della storia che inizia con "lo sterminio e
l'esecuzione della naciò sardesca", per dirla con le parole del
re Catalano-Aragonese. Sono in altri termini il simbolo di
quella storia che inizia con la perdita dell'indipendenza, con
il venir meno della nostra sovranità nazionale. Ora, nessuno può
ragionevolmente escludere che per una imprevedibile casualità
della storia una bandiera portatrice di tale storia possa un
domani finire per significarne un'altra. Finora tuttavia non è
successo - aggiunge - Ciò che invece sta succedendo è che per i
sardi si aprono oggi orizzonti nuovi e matura una nuova volontà
di sovranità, e ancor prima matura una nuova esigenza di verità
sulla propria storia e con essa una più profonda apertura verso
il mondo. È fatale che in questa situazione i simboli acquisiti
vengano rimessi in discussione. E sorga l'esigenza di simboli
nuovi".
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