Indipendentisti all'attacco
contro la decisione del Governo di reiterare per altri cinque
anni la servitù militare sul deposito di Guardia del Moro a
Santo Stefano, nell'Arcipelago di La Maddalena. Il segretario
del Partito dei Sardi, Franciscu Sedda, la definisce "l'ennesima
arroganza dello Stato italiano" di fronte alla quale "non si sa
se dolersi o felicitarsi". Per Sedda lo Stato "è entrato in un
vicolo cieco. Se accetta di negoziare e di dismettere anche una
sola piccola parte dei suoi 'possedimenti sardi' perde perché
crea un precedente". Se invece "si arrocca nella sua miope
arroganza perde perché non può far altro che compattare i sardi
attorno alle proprie istituzioni, accomunarli nel sentimento di
una slealtà di Stato, una insensibilità nei confronti dei
diritti e degli interessi dei sardi, che diventerà presto non
solo consenso maggioritario nei confronti delle dismissioni
militari".
Per il coordinatore di Sardigna Natzione Indipendentzia,
Bustianu Cumpostu, il Ministero della Difesa "impone", la
Regione "resiste all'imposizione", ma alla fine "vincerà"
assieme alla gente sarda nella manifestazione del 13 dicembre a
Cagliari. "E' il popolo sardo - spiega - il vero soggetto
politico con il quale il ministero della difesa si dovrà
confrontare. E' uno scontro tra due interessi contrastanti e non
conciliabili, tra quelli della natzione sarda impedita e quelli
dello stato italiano che la impedisce". Il coordinatore del Sni
fa infine un appello alla "gente sarda che governa la regione"
affinché il 13 dicembre "aprano alla gente i palazzi del governo
regionale e dimostrino che quei palazzi e loro stessi sono
funzionali non agli orari burocratici o ai privilegi della casta
politica, ma alla gente che lavora".
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