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Carlo Conti, 'Sanremo una grande festa popolare'

Carlo Conti, 'Sanremo una grande festa popolare'

'Tornare dopo tre edizioni? Se la Rai mi chiedesse la disponibilità a rifare il Festival, mi metterò seduto e cercherò di capire, al di là delle idee, se avrò ancora energia e orecchio per farlo'

SANREMO, 04 febbraio 2024, 18:13

dell'inviata Giorgiana Cristalli

ANSACheck

Carlo Conti,Maria De Filippi, Francesco Gabbani, 12 febbraio 2017 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Carlo Conti,Maria De Filippi, Francesco Gabbani, 12 febbraio 2017 -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Carlo Conti,Maria De Filippi, Francesco Gabbani, 12 febbraio 2017 - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "Sanremo è Sanremo perché è una grande festa popolare che accontenta tutti, grandi e piccoli e ogni ceto sociale. Gli italiani sono catturati dallo stesso evento come quando gioca la Nazionale: tutti direttori artistici o tutti commissari tecnici. Sanremo si commentava al bar il giorno dopo, oggi in tempo reale sui social": parola di Carlo Conti, alla guida del Festival nel 2015, 2016 e 2017, che è stato uno dei pionieri del cambiamento portato avanti da Claudio Baglioni e Amadeus.

 


    In particolare, la vittoria di 'Occidentali's Karma' nell'ultima delle sue tre edizioni, condotta insieme a Maria De Filippi, "fu una piccola rivoluzione perché scardinò il luogo comune del brano sanremese e la sacralità dell'Ariston, con la gente che ballava e si scatenava in teatro", ricorda Conti. La canzone di Francesco Gabbani, portata in scena con la scimmia ballerina, si piazzò al primo posto battendo due brani d'autore classici come 'Che sia benedetta' di Fiorella Mannoia e 'Vietato morire' di Ermal Meta. Un podio imprevedibile che portò Gabbani quasi a scusarsi, inginocchiandosi di fronte alla seconda classificata. Memore di quel gesto, Mannoia, in gara quest'anno, ha invitato proprio Gabbani come ospite nella serata cover di venerdì. Più classico il primo gradino del podio dei primi due Festival targati Carlo Conti con Il Volo vincitori nel 2015 e Stadio nel 2016.

 


    "Una grande fortuna e forse la cosa di cui vado più orgoglioso - racconta Carlo Conti all'ANSA - è avere avuto tante Nuove Proposte di valore. Oltre a Gabbani (che con 'Amen' si era affermato tra i Giovani) anche Ermal Meta, Mahmood, Giovanni Caccamo, Irama, Enrico Nigiotti. L'intuizione è stata probabilmente quella di non relegare in coda la gara delle Nuove proposte ma metterla in testa, dando lustro agli emergenti. Un grande lavoro fatto anche dalle commissioni tecniche che mi hanno aiutato nella scelta dei brani", aggiunge.


    Tra i ricordi più emozionanti c'è la reunion degli Spandau Ballet. "Nell' '84, '85, '86 o forse anche prima, quando andavo con la mia 127 arancione a cercare disperatamente qualche intervista negli alberghi di Sanremo, mai avrei immaginato - racconta Conti - di condurre il Festival e di averli ospiti per la reunion". Un altro momento difficile da immaginare da ragazzo se non nei sogni è stato la condivisione del palco dell'Ariston con Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni, "due amici fraterni con cui ho fatto tanta gavetta", aggiunge. E poi Ezio Bosso, "talento e uomo straordinario" che è stato bello poter far conoscere a tutta Italia con "una chiacchierata non preparata, vera e forte, nata spontaneamente, come se fossimo io e lui a colori e il resto in bianco e nero", ricorda.
   

Dopo i cinque Festival consecutivi di Amadeus, che ha dichiarato di non voler fare il sesto, qualcuno pensa ad un ritorno di Carlo Conti. Rifarebbe Sanremo? "Non ho mai rincorso nulla nella vita, figuriamoci Sanremo. Ho sempre lasciato - risponde - che ogni cosa arrivasse naturalmente, gradino dopo gradino. Le tre edizioni che ho guidato sono state in ascesa, con qualcuno che parlò di rilancio del Festival. C'era una nuova scena musicale che è stata valorizzata poi anche dai Festival di Claudio Baglioni e magistralmente da Amadeus. Se la Rai mi chiedesse la disponibilità a rifare Sanremo tra uno, due, tre, dieci anni, mi metterò seduto e cercherò di capire, al di là delle idee, se avrò ancora energia e orecchio per farlo. La cosa più importante del ruolo di direttore artistico è la scelta delle canzoni. Di doman non v'è certezza. Ho fatto tre Festival, non rincorro il quarto e il quinto".


    Un pensiero affettuoso è per Fabrizio Frizzi. Dispiace che non abbia mai condotto Sanremo, un punto di arrivo per tutti i conduttori? "Avrebbe meritato in mille occasioni nella sua carriera di condurre il Festival - risponde Carlo Conti -, ma non glielo hanno mai proposto. L'affetto, l'amore vero e puro, il calore che il pubblico ha dimostrato verso Fabrizio durante la malattia, quando è morto e al suo funerale, valgono però molto di più - conclude - di uno, due, tre, dieci Festival di Sanremo". 
   

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