La convinzione di avere subito un torto, un attaccamento morboso alla figlia che lamentava di avere subito un danno per una manovra fisioterapica sbagliata, la scarsa fiducia nella giustizia e l'idea di doversi fare giustizia da solo. È in questo contesto che sarebbe maturato l'omicidio di Mauro Di Giacomo, il fisioterapista 63 enne assassinato a colpi di pistola la sera di lunedì 18 dicembre scorso nel parcheggio a pochi passi dalla sua abitazione nel quartiere Poggiofranco a Bari. A sparare secondo quanto accertato dalle indagini, sarebbe stato Salvatore Vassalli, di 59 anni, un operaio edile incensurato di Canosa di Puglia padre di una giovane donna che nel 2020 aveva intentato una causa civile contro il fisioterapista accusato di averle causato l'anno prima una disabilità ad un braccio. Un danno che gli investigatori descrivono come paragonabile ad 'un forte colpo della frusta' e che nel corso degli anni si era ridotto provocando, secondo il perito una disabilità del 3%. L'uomo è stato arrestato con l'accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà.
Quella sera, armato con una pistola che non è stata ancora ritrovata, attese il rientro a casa del fisioterapista, lo avvicinò nel parcheggio e lo affrontò prima verbalmente e poi scaricandogli addosso il caricatore e poi infierendo con il calcio della pistola colpendolo più volte alla testa. Diversi testimoni videro la scena pur non essendo in grado identificare l'aggressore. Ci sono voluti mesi di indagini della squadra mobile di Bari, coordinata dalla Procura, per arrivare a lui. E per farlo gli investigatori sono partiti dalle immagini di una videocamera che ha ripreso una automobile sospetta ad un incrocio poco distante dal luogo dell'omicidio. Oltre al modello dell'auto, una Hyundai I 10 scura, compatibile con quello descritto dai testimoni, solo due numeri della targa erano visibili. T
anto è bastato e a poco a poco, escludendo altri proprietari di auto simili e incrociando quel dato con quello delle celle telefoniche agganciate nella zona e lungo la fuga della vettura verso Canosa di Puglia, è stato possibile risalire all'uomo che è stato arrestato in base ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Nicola Bonante. Indagini difficili anche perchè - è stato spiegato in conferenza stampa dal procuratore Roberto Rossi, i sostituti Ciro Angelillis e Matteo Soave e il capo della Mobile Filippo Portoghese - oltre alle voci infondate e 'pettegolezzi' che si erano diffusi sulla vita privata dalla vittima, era stata trovata una lettera anonima che rischiava di fuorviare gli investigatori.
Alla fine si è scoperto della controversia legale con la figlia di Vassalli e tutti i tasselli sono tornati a posto. L'uomo, che è sposato e padre anche di un'altra figlia, è l'unico indagato per la vicenda. "La costante delegittimazione dei giudici e del sistema giudiziario - ha detto il procuratore Rossi - comportano il rischio di arrivare ad usare la violenza per avere ragione. Se si pensa che si può fare a meno dei giudici o che i giudici come categoria non rispondono alle domande di giustizia, l'effetto è il Far West, l'idea che ci si possa fare giustizia da soli, ed è una cultura molto pericolosa".
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