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Lavoro: serviva un Virus per innovare in Italia

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Lavoro: serviva un Virus per innovare in Italia

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Responsabilità editoriale di Progetto Comunicazione

Per Gianluigi Ballarani, “grazie” al Coronavirus il nostro Paese ha scoperto l’importanza dello smart working

28 febbraio 2020, 16:51

Progetto Comunicazione

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Roma, 28 febbraio 2020 - “Grazie” al Coronavirus, anche in Italia si è scoperta l’importanza dello Smart Working. Sembra un paradosso ma secondo l’imprenditore e professore a contratto dell’Università di Pavia, Gianluigi Ballarani, c’è voluta una pandemia per applicare il cosiddetto “lavoro agile” già ampliamente utilizzato, con successo, in molti altri Paesi. L’Italia, infatti, mettendo in linea con il decreto varato dal Governo, si avvia a seguire le orme della Cina dove, da settimane, viene utilizzato quello che è stato definito “il più grande esperimento di smart working mai messo in atto” con milioni di lavoratori costretti dalla quarantena a lavorare da casa con telefono e computer.

“Se fino a qualche anno fa – secondo Ballarani - le aziende potevano contare solo su lavoratori presenti nelle loro sedi, oggi grazie a internet, le tecnologie permettono di lavorare in modo più smart con un team sparso in tutto il mondo”. Riferendosi alla propria realtà imprenditoriale, Ballarani spiega che per le sue aziende lo smart working “è stata una grande leva per attrarre talenti da tutto il mondo, senza essere costretti a trovarli vicino le proprie sedi e senza obbligarli a trasferirsi e venire tutti i giorni in ufficio.  Lo smart working è una grande libertà che fino a qualche anno fa era solo un miraggio. La nostra agenzia di marketing – prosegue – opera con il lavoro digitale da sette anni con oltre 50 collaboratori in tutto il pianeta che possono scegliere liberamente dove lavorare. Naturalmente possono utilizzare i nostri uffici ma non sono obbligati a farlo.

Si incontrano virtualmente nelle nostre sedi digitali, collaborano in team e lavorano con successo su progetti complessi”. Una realtà già consolidata in altri Paesi. In Gran Bretagna, ad esempio, 1,54 milioni di persone lavora da casa e, negli ultimi 10 anni, questa attività è aumentata del 74%. Secondo un’analisi IPSE (Association of Independent Professionals and the Self-employed), per il 55% degli smart worker il più grande vantaggio è la flessibilità, mentre un terzo degli smart worker si sente più produttivo. Per l’Osservatorio POLIMI, invece, in Italia lo smart working nell’ultimo anno è cresciuto soltanto del 20%.

Questa innovazione però, potrebbe avere qualche piccola controindicazione perché l’efficienza verrebbe messa a rischio, essendo più difficile il controllo. “Il modo migliore per tenere alta la produttività – sottolinea il professore di Digital Marketing –  è lavorare per obiettivi oltre a dare disponibilità di fasce orarie lavorative. Con gli strumenti di gestione giusti è possibile ricreare un ufficio virtuale e addirittura aumentare l’efficienza rispetto al normale lavoro d’ufficio. Oggi esistono molti strumenti per ricreare un luogo di lavoro virtuale: chat simultanee divise per team o per aree di lavoro; chiamate e riunioni in video conferenza o telefoniche; strumenti per poter condividere lo schermo e lavorare insieme in tempo reale su progetti visivi; strumenti di task management per organizzare il lavoro all’interno del team”.

In sostanza per Ballarani “lo smart working permette di aumentare la flessibilità e la libertà ma solo se ben gestito. Quante ore, in un anno, passiamo nel traffico per arrivare a lavoro e tornare a casa? Affrontare una crisi è sempre una grande sfida ma anche un’opportunità perché può permetterci di scoprire un nuovo di vivere e di lavorare”.

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