Il progetto di ripopolamento delle
cozze d'acqua dolce (Unio elongatulus) nelle acque del lago
d'Orta, bacino del Verbano-Cusio-Ossola e di Novara fino a pochi
decenni fa pesantemente inquinato dagli scarichi industriali,
sta avendo successo. È quanto emerge dalla presentazione dei
primi risultati del progetto ambientale Ris-Orta, promosso da
Ecomuseo del Lago d'Orta e Mottarone e dal Cnr Irsa di Verbania.
Tra 2018 e 2022 sono state immesse circa tremila cozze prelevate
dal vicino lago Maggiore.
"Quelle introdotte nel 2018 hanno mostrato un tasso di
sopravvivenza alto, del 70% - spiega Nicoletta Riccardi,
ricercatrice del Cnr Irsa e responsabile scientifica del
progetto -. Anche la crescita è perfettamente in linea con la
specie: vuol dire che si sono ben adattate. Ora si può cercare
di reimpiantarne altre lungo il perimetro del lago. Farlo è
importante: le cozze d'acqua dolce sono il gruppo animale più a
rischio nel mondo".
Il progetto Ris-Orta, primo tentativo di ripopolamento di
bivalvi lacustri autoctoni della specie Unio elongatulus in
Italia, intende anche utilizzare le cozze come bio-sentinelle
ambientali: sui bivalvi sono stati installati dei microchip che
hanno consentito di misurare l'ampiezza e la frequenza di
apertura e chiusura delle due valve della conchiglia. È in corso
lo studio dei dati raccolti finalizzato a identificare le
corrispondenze delle reazioni dei molluschi ai cambiamenti
naturali e quelle in risposta agli stress antropici. Tra
l'autunno di quest'anno e l'inizio del 2025 sono attese le
analisi circa l'accumulo dei metalli pesanti, sedimentati nel
fondale del lago, nei tessuti molli e nei gusci delle cozze
impiantate nel lago: verranno confrontati i dati raccolti dagli
esemplari introdotti nel 2018, nel 2022 e la popolazione che,
già nel 2000, aveva ricolonizzato spontaneamente l'area nei
pressi del lido di Gozzano.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA