Dopo tre trimestri di prudenza,
tornano positive le attese delle imprese piemontesi. Emerge
dalla consueta indagine trimestrale, dell'Unione Industriali
Torino e di Confindustria Piemonte, sulla base delle valutazioni
di oltre 1.200 realtà manifatturiere e dei servizi.
Anche il dato piemontese, in linea con quanto emerge da
analoghe indagini a livello nazionale, è sintesi degli andamenti
differenziati tra industria e terziario. A partire dalla ripresa
dopo la crisi pandemica il comparto dei sevizi ha registrato una
crescita costante con indicatori sopra lo zero per attività,
occupazione e ordinativi. L'industria, per contro, sembra
riemergere ora da un anno difficile con indicatori altalenanti.
Tuttavia, il saldo negativo delle esportazioni e la lenta
ripartenza degli investimenti denotano una certa prudenza delle
imprese, dovuta al clima di incertezza globale e al rischio di
escalation sui teatri di guerra in Europa e Medio Oriente. Il
ricorso agli ammortizzatori sociali è stabile su un livello
storicamente basso, quasi nullo nel terziario; il tasso di
utilizzo di impianti e risorse rimane elevato, sia nella
manifattura sia nei servizi. Non aumentano né i tempi di
pagamento né i ritardi negli incassi; varia poco il carnet
ordini, mentre restano ottimistiche le attese sull'occupazione,
anche nel manifatturiero.
Torino si conferma ancora al di sopra della media
regionale:
le attese per occupazione, ordini e produzione sono
ottimistiche. Come per il Piemonte restano prudenti le attese
sull'export, con scambi commerciali resi difficoltosi non solo
dalle tensioni sul canale di Suez e dall'acuirsi dei conflitti,
ma anche dall'aggravarsi della crisi economica in Germania,
partner commerciale primario. Resta contenuto il ricorso alla
cassa integrazione, più alto nell'industria, ma basso rispetto
alla media storica. Un quarto delle imprese ha programmi di
investimento di un certo rilievo.
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