'Confini-sconfinamenti' è il tema
del 28/o Festival delle Colline Torinesi, dal 14 ottobre al 5
novembre. Confini geografici superati da chi fugge dal proprio
paese, esuli, profughi, migranti, rifugiati, espatriati, ma
anche confini tra le arti. "L'espatrio, come necessità
individuale o collettiva, è antica come il mondo - hanno
spiegato oggi gli ideatori e direttori Isabella Lagattolla e
Sergio Ariotti presentando la kermesse alla Fondazione Merz - ma
negli ultimi due secoli ha assunto caratteristiche ben precise,
legate a dittature o a sommovimenti politici. Ondate migratorie
sono nate dopo la rivoluzione russa del 1917, con il fascismo,
il nazismo, il franchismo. Per povertà ci sono stati esodi
dall'Europa verso l'America, e oggi, per motivi più complessi,
tra le Americhe, dal Nord Africa verso l'Europa, senza
dimenticare la fuga dall'Ucraina. Le migrazioni raccontano la
nostra storia e le arti, come il teatro, non possono non
raccontarle".
Il paese ospite è il Libano e a Lina Majdalanie e Rabih
Mroué toccherà anche inaugurare il festival con 'Hartāqat',
composto di tre racconti di sconfinamenti: dalla Palestina verso
il Libano di Izdihar, dal Libano verso altri paesi, dalla
propria obbligata identità di genere ad altra. Di fuga verso
l'Europa, per citare un altro dei tanti spettacoli proposti,
parla invece 'Blind Runner' dell'iraniano Amir Reza Koohestani,
storia di due coniugi che vogliono fuggire in Inghiterra
correndo lungo il tunnel della Manica.
Confini-sconfinamenti fa riferimento anche al confine tra le
arti, teatro e arte con eventi e mostre alla Fondazione Merz.
Insieme al Teatro Stabile di Torino, infine, ci sarà un omaggio
a Romeo Castellucci con lo spettacolo 'Il Terzo Reich'.
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