(ANSA) - TORINO, 31 GEN - Una nuova via sul Cerro Torre, la
montagna delle Ande Argentine su cui ha trovato la morte. E'
quella aperta da Corrado Pesce prima di essere travolto da una
valanga di neve e pietre. A raccontare l'impresa è Matteo Della
Bordella che, con i compagni David Bacci e Matteo De Zaiacomo,
ha percorso con l'alpinista gli ultimi trecento metri alla vetta
poche ore prima dell'incidente che non gli ha dato scampo. "Era
il più fresco e il più forte, una 'macchina'", lo descrive Della
Bordella.
L'incontro in quota risale a giovedì 27 gennaio. "Una
piacevolissima sorpresa: incontriamo gli amici Korra e Tomy",
ovvero Pesce e il suo compagno di cordata, l'argentino Tomas
Aquilò che, nonostante le ferite, è riuscito a salvarsi.
"Mancano circa trecento metri alla vetta e decidiamo di unire le
forze per la parte finale. Dal punto di vista mentale seguire
una 'macchina' come Korra è un vantaggio enorme".
In cima le due cordate si congratulano per l'impresa, poi le
loro strade si dividono. "Tomy e Korra scendono al buio", di
notte, "lungo la parete Nord e, quando raggiungono il luogo dove
avevano lasciato sacchi a pelo e materiale da bivacco decidono
di riposarsi un paio di ore prima di continuare la lunga
discesa", annota Della Bordella nel report su quanto accaduto.
"In quelle due ore, mentre stavano riposando, vengono travolti
da un'enorme scarica di ghiaccio e sassi che ferisce gravemente
Tomy e ancora più gravemente Korra, il quale rimane
completamente paralizzato, impossibile a muoversi, per i traumi
riportati".
La cordata di Della Bordella viene a sapere dell'incidente
soltanto ore dopo e si unisce alle operazioni di soccorso. Di
Korra nessuna traccia, però, "nessuno è stat in grado di
localizzarlo", "Korra resterà per sempre su quella montagna".
(ANSA).
Alpinista morto in Patagonia, nuova via sul Cerro Torre
Testimoni raccontano ultima impresa Korra prima della tragedia
