"Lo stallo dell'ex Embraco, che
ormai si trascina da quattro anni, è purtroppo non solo
ingiusto, ma profondamente disumano". E' un passaggio
dell'intervento dell'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare
Nosiglia, al pranzo con i lavoratori di alcune imprese seguite
dall'ufficio diocesano del Lavoro, tra cui appunto la ex
Embraco, per cui la cassa integrazione scade il 22 gennaio.
"Non tocca alla Chiesa indicare soluzioni concrete al riguardo
- ha aggiunto - ma richiamare con forza tutte le parti in causa
a fare ogni sforzo, con responsabilità, per superare questa
situazione e ritrovare la via di una soluzione, che salvaguardi
il bene più prezioso, che è l'uomo che lavora - e, insieme a
lui, la sua famiglia. Si tratta di un impegno, che viene prima
d'ogni altro, pure importante, aspetto economico e che esige la
massima solidarietà da parte di tutte le forze del lavoro
interessate: imprenditori, sindacati, lavoratori, istituzioni,
comunità civile ed ecclesiale".
"Mi chiedo che cosa ancora si può fare e come si può passare
dalle parole e dalle promesse, che certo non sono mancate e non
mancano, su questo annoso problema", sottolinea monsignor
Nosiglia, che ha ricevuto una targa in dono dai lavoratori della
ex Embraco. "L'arcivescovo è uno di noi, il 392esimo operaio -
osserva a nome dei lavoratori Maurizio Ughetto - Ci è sempre
stato accantonato, moralmente ed economicamente, e se fosse
stato per lui noi eravamo a posto da tempo. La politica deve
prendere esempio", conclude ricordando di avere chiesto "un
incontro urgente con il ministro Giorgetti e Alessandra Todde".
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