Un filo rosso che si dipana su una
installazione trasparente e si proietta sul muro, un intreccio
che ricama brani di antiche ballate popolari cantate da donne.
Con l'installazione Unfildivoce il Filatoio di Caraglio riapre
al pubblico dopo il lungo lockdown. L'opera della torinese
Silvia Beccaria, presentata dal gallerista Riccardo Costantini,
sarà inaugurata sabato 22 maggio, negli spazi museali, alla
presenza dell'artista. L'accesso sarà consentito a un massimo di
15 persone per volta e su prenotazione, con visite guidate dalle
12 fino alle 19. In un contesto ideale, la suggestiva ed
emozionante installazione vuole dar voce a centinaia di donne
che nella prima metà del Novecento lavoravano nelle filande e
cantavano per meglio sopportare la fatica e per esorcizzare la
miseria della loro condizione.
"L' intreccio - spiega Claudia Migliore - è la peculiarità
di Silvia, che riesce con grande manualità a scrivere parole che
appartengono ad un canto del passato. Il filo rosso è il giusto
legame per unire in modo indissolubile la sua opera. Il rosso
non rappresenta solo il sacrificio delle donne lavoratrici in
filanda, ma è anche il colore della non violenza contro le
donne, tutte. La materia, impalpabile, utilizzata dall'artista
ci trasporta in un mondo lontano, ma ci avvolge e ci abbraccia e
in questo abbraccio riusciamo a leggere le parole scritte da
Silvia. Sono canzoni di donne al lavoro, un canto plurale di
voci, un coro che si innalza e ci esorta a non dimenticare".
Le attività del Filatoio sono sostenute dalla Fondazione
Compagnia di San Paolo e dal Comune di Caraglio, con il
contributo della Fondazione Crc, Fondazione Crt e Banca di
Caraglio.
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