Un libro atteso da tempo a livello
europeo per far luce sugli anni giovanili e l'apprendistato
dell'artista che lo ha portato ad essere il più grande ebanista
italiano del Settecento. E' di questi giorni l'uscita del volume
'La formazione giovanile di Pietro Piffetti, Regio Ebanista alla
corte dei Savoia', edito dalla Hever di Ivrea, che raccoglie i
risultati di una a approfondita ricerca scientifica dello
studioso e architetto piemontese Claudio Cagliero.
I mobili del Piffetti sono conosciuti a livello internazionale,
ma finora non si sapeva quasi nulla della sua formazione
artistica, in particolare sull'identità del maestro che a Roma
aveva permesso al giovane ebanista di fare il salto di qualità.
"Era già stato sottolineato che nelle prime opere di Piffetti le
influenze dell'ebanisteria franco-fiamminga trapiantata a
Firenze sono fortissime - rivela il ricercatore - Suo maestro a
Roma è stato infatti Richard Lebrun, ebanista parigino
conosciuto in Italia come Riccardo Bruni e sono emersi molti
documenti inediti e di grande rilevanza che hanno reso possibile
tracciare una prima biografia dell'intarsiatore francese e
riunire un corpus di opere riconducibili alla sua mano. Per la
prima volta le opere di Piffetti e Lebrun vengono analizzate
attraverso lo sguardo attento di un ebanista".
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