La mortalità in pazienti
cardiopatici è al 60%, non chiudete i reparti di cardiologia. Lo
chiedono alla Regione i cardiologi del Piemonte e della Valle
D'Aosta, preoccupati delle conseguenze relative alle misure anti
Covid. "Le nostre evidenze confermano i dati dell'Istituto
Superiore Sanità - spiega il professor Federico Nardi,
presidente Anmco Piemonte e Valle d'Aosta e primo firmatario
della missiva indirizzata all'assessore Luigi Icardi - tra le
caratteristiche preminenti dei pazienti deceduti, positivi al
Sars-COV 2 in Italia, spicca la cardiopatia ischemica, lo
scompenso cardiaco, le aritmie e le diverse comorbilità dei
molti pazienti cronici ne hanno incrementato, fino al 60%, la
mortalità".
Nardi denuncia riconversioni, chiusure e ridimensionamenti
dei posti letto delle cardiologie, "già oggetto di precedenti
irrazionali tagli in assenza di una visione clinica a 360
gradi". "Durante il periodo marzo-aprile 2020 - spiega -
abbiamo assistito a un aumento del 58% degli arresti cardiaci
extraospedalieri, a un aumento della mortalità per infarto
miocardico del 30% con una riduzione dell'accesso ospedaliero e,
quindi, di procedure emodinamiche salvavita di circa il 50%
rispetto allo stesso periodo del 2019. Infatti, la riduzione
degli accessi ai Dea per patologie non Covid si è ridotta di
oltre il 55%. Per quanto riguarda lo scompenso cardiaco, già
tristemente protagonista del cronico declino clinico fino al
decesso dei pazienti, abbiamo assistito a una riduzione di oltre
il 50% degli accessi ai nostri ospedali, con un aumento della
mortalità di oltre tre volte per gli scompensi cardiaci acuti
ricoverati. Gli attori della Sanità dovrebbero essere
consapevoli che il rischio di un ritardato accesso all'ospedale
di questi pazienti, può essere addirittura superiore a quello
dell'infezione da Covid-19 stessa".
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