La Regione Piemonte si mobilita per
Ahmadreza Djalali, medico iraniano di 45 anni che, secondo
quanto riferito dalla moglie, è stato condannato a morte dal
Tribunale della Rivoluzione perché accusato di essere una spia.
"Chiediamo l'immediata revoca della sua condanna e la sua
scarcerazione, sollecitando il Governo e l'Unione europea a
intervenire presso le autorità iraniane", è la richiesta
dell'assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Antonio
Saitta.
Djalali ha lavorato 4 anni a Novara, all'Università del
Piemonte Orientale, come ricercatore capo al Crimedim, il Centro
di ricerca in medicina di emergenza e delle catastrofi. Secondo
quanto riferito dalla moglie, che ora vive in Svezia con i figli
di 6 e di 14 anni, è stato arrestato lo scorso aprile in Iran,
dove si recava periodicamente, e sarebbe stato obbligato a
firmare una confessione di colpevolezza.
Tenuto in isolamento nella prigione di Evin, a Teheran,
avrebbe iniziato uno sciopero della fame che gli ha già fatto
perdere 18 chili.
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