Serve "una infrastruttura" per
l'intelligenza artificiale per "un Paese che voglia essere
competitivo" sulle nuove frontiere della tecnologia. Servono
"quattro elementi, se uno non ce li ha non può essere un Paese
competitivo", dice l'amministratore delegato di Leonardo,
Roberto Cingolani, in audizione in Commissione Attività
produttive della Camera per l'indagine conoscitiva su
'intelligenza artificiale: opportunità e rischi per il sistema
produttivo italiano'.
Per esempio, in Italia "siamo molto forti nel calcolo", come
"sulle competenze", mentre "sulla parte cloud siamo
completamente fuori, siamo indietro": c'è una quasi monopolio
statunitense, con una presenza della Cina; investire per
cominciare a costruire una autonomia tecnologica europea non è
solo una questione strategica ma anche "una opportunità di
mercato" per le nostre imprese. "La situazione europea non è
molto diversa, quindi serve una riflessione italiana e serve una
riflessione europea"
Cosa serve come infrastruttura per l'Ia? "Ho bisogno di una
macchina che faccia conti, girare algoritmi, molte operazioni
matematiche al secondo. Quindi: un supercomputer". Poi, "ho
bisogno di un essere umano che sviluppi gli algoritmi", di "un
grande spazio di memoria su cui la macchina e l'algoritmo si
addestrano", di "una rete, parliamo di 5g, e serve che non sia
attaccabile, che questo trasferimento di dati sia cyber-sicuro".
Per l'Italia "ha senso completare questo pacchetto
tecnologico?" Deve crescere sulla cybersecurity, sulla sviluppo
della rete 5G, e su "un cloud molto forte"; "Così mi sentirei
più sicuro", ma - avverte Cingolani - bisogna "spingere perchè a
livello europeo si investa su una infrastruttura continentale"
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