"L'arcidiocesi di Urbino-Urbania-
Sant'Angelo in Vado è stata raggiunta nei mesi scorsi, tramite
lo sportello di ascolto nell'ambito del servizio di tutela dei
minori e delle persone adulte vulnerabili, da una segnalazione
di un caso di abuso su minore da parte di un sacerdote svizzero
temporaneamente residente per motivi personali a Sant'Angelo in
Vado". Lo rende noto oggi la stessa arcidiocesi in merito a
notizie di stampa sul sequestro di una villa a Sant'Angelo in
Vado (Pesaro Urbino), appartenente ad un religioso originario
del luogo, ma residente in Svizzera: sulla villa sono stati
eseguiti accertamenti da parte della polizia scientifica.
"L'arcivescovo - prosegue la nota - ha attivato
immediatamente tutte le procedure canoniche previste in questi
casi, e, in particolare, ha subito segnalato la situazione al
Dicastero per la Dottrina della Fede e ha contattato il vescovo
svizzero di Losanna, Ginevra, Friburgo. La nostra diocesi ha
compiuto e compirà tutti gli atti previsti dalla legislazione
vigente, in piena sintonia con il Dicastero per la Dottrina
della Fede e con l'Autorità Giudiziaria civile". Gli atti -
ribadisce l'arcidiocesi - sono coperti dal segreto d'ufficio in
considerazione della tutela del buon nome di tutte le persone
coinvolte e della vigenza del principio giuridico di presunzione
di innocenza fino a prova contraria". "L'arcivescovo e la chiesa
di Urbino - si legge ancora - condannano fermamente ogni forma
di abuso, specie se ne sono protagonisti uomini di chiesa, e
lavorano perché al più presto possa essere fatta luce sui fatti
e si giunga a stabilire la verità e la giustizia per il bene
delle persone coinvolte, con particolare attenzione alla
presunta vittima".
Il sacerdote era stato a Sant'Angelo in Vado per circa 3
anni, durante il periodo del covid: in quell'occasione aveva
dato una mano alla parrocchia, celebrando messa e andando nelle
case per la benedizione pasquale. La vila è stata poi messa in
vendita.
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