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Amici di Emmanuel tra paura e desiderio normalità

Amici di Emmanuel tra paura e desiderio normalità

Malessere ma voglia di reagire, Chinyery 'farò il medico'

FERMO, 08 luglio 2016, 20:09

Redazione ANSA

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(di Alessandra Massi) Sono sotto shock ma tentano di reagire i migranti ospiti del seminario arcivescovile di Fermo, dopo il brutale omicidio di uno di loro, Emmanuel Chibi Namdi, pestato da un ultrà di destra. Quella di Fermo era considerata una bella esperienza di accoglienza e di integrazione: 200 richiedenti asilo, di cui 124, per la maggior parte africani, nel rifugio idilliaco del seminario, un grande complesso gestito dalla fondazione Caritas in Veritate di don Vinicio Albanesi, alle porte del centro della città.
    Alcuni migranti, accolti dal Gus, grazie ad un accordo tra Prefettura e Comune, hanno svolto lavori utili come il recupero di un centro sportivo, altri sono stati impegnati presso la comunità di Capodarco. Un bel sogno per chi era fuggito dal suo Paese per persecuzioni politiche, religiose, guerre e terrorismo che però si è concluso con un brusco risveglio, la morte di uno di loro in un episodio che ha uno sfondo razzista: gli insulti rivolti da Amedeo Mancini alla moglie di Emmanuel, Chinyery. In lutto, soprattutto la comunità dei nigeriani. "Io ora ho paura di uscire" confessa uno di loro. C'è chi invece vuole uscire proprio per dimostrare di non avere timore, "per non farmi mettere in un angolo".
    Sta cercando di reagire soprattutto la compagna di Emmanuel.
    Ieri, disperata, Chinyery voleva morire, oggi vuole riprendere in mano il suo futuro: "Realizzerò il mio sogno, diventerò medico", dice confortata anche dalla solidarietà delle istituzioni, da quella del presidente Mattarella, portata dal prefetto Mara Di Lullo al presidente del Consiglio regionale delle Marche Antonio Mastrovincenzo, che l'ha incontrata con una delegazione della Regione, insieme al sindaco Paolo Calcinaro.
    Gli altri, quelli che provano ad essere normali, raccontano di trovarsi di fronte ad una città che per la prima volta percepiscono come potenzialmente ostile. C'è chi ieri si è commosso portando spontaneamente fiori colti nel proprio giardino sul luogo della colluttazione costata poi la vita al giovane migrante nigeriano. Ma c'è anche chi brontola nei bar contro la visita del ministro dell'Interno che ieri ha proclamato un no deciso al "contagio del razzismo". "Alfano avrebbe fatto meglio a rimanere a casa sua", dice senza mezzi termini un cliente piuttosto attempato. "La verità è che gli stranieri sono troppi", osserva a mezza bocca un altro. Per il sindaco Calcinaro "la crisi economica con la mancanza di lavoro e certi toni esasperati usati dalla politica hanno fatto abbassare il livello di tolleranza e di comprensione. Ma questo è un problema che non riguarda solo Fermo ma tutta l'Italia".
   

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