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Sedicenne pubblica online video senza velo, il padre la picchia

Sedicenne pubblica online video senza velo, il padre la picchia

Ora la ragazza di origine egiziana è in una comunità, l'uomo è stato denunciato

BRESCIA, 27 febbraio 2023, 19:59

Redazione ANSA

ANSACheck

(foro d 'archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

(foro d 'archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA
(foro d 'archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Picchiata e punita per un video su Tik Tok senza il velo islamico. Un nuovo caso di mancata integrazione arriva dalla terra di Hina Saleem, uccisa dai familiari nel 2006 perché troppo occidentale, e dalla città dove è cresciuta Sana Cheema, ammazzata a 24 anni in patria - secondo le indagini italiane - per aver detto no alle nozze combinate. Questa volta la vittima se l'è cavata con ferite guaribili in due settimane.

Si tratta di una ragazza di 16 anni picchiata dal padre di 44 anni, egiziano con cittadinanza italiana, che non ha sopportato di vedere la ragazza cantare e ballare sui social senza indossare il velo. Ad accorgersene in verità non era stato il genitore, ma alcuni parenti che vivono in Egitto e che hanno segnalato le immagini. La minore è stata così aggredita in casa sotto gli occhi della madre e delle sorelline ed è riuscita a salvarsi dalla furia del genitore solo per l'intervento di un'amica alla quale ha mandato un messaggio su Whatsapp chiedendole di chiamare il 112. E l'amica coetanea ha lanciato l'allarme.

Ai carabinieri intervenuti la 16enne ha raccontato di sberle, colpi sulla schiena e pure di essere stata colpita dal cellulare lanciato dal padre. Il viso molto arrossato e i segni
sul collo per i soccorritori erano segni inequivocabili del pestaggio. E così la giovane è stata prima portata in ospedale e poi in una struttura protetta, come disposto del magistrato di turno.

Il padre è indagato a piede libero con l'accusa di lesioni. Davanti ai militari, l'uomo ha provato a minimizzare dicendo che la figlia l'ha fatto arrabbiare, ma non per il velo non indossato. La Procura vuole fare piena luce sul caso per capire eventuali precedenti violenti, mentre la procura dei minori si è presa carico della ragazzina, che frequenta le scuole superiori in città e che ora vive lontano dalla famiglia in una comunità protetta.

Il caso della 16enne arriva a poche settimane dalla condanna, pronunciata in primo grado, dal tribunale di Brescia nei confronti del padre, della madre e del fratello maggiore di una ragazza, ora maggiorenne, di origini pakistane che la famiglia non considerava una "brava musulmana". "Se non cambi farai la fine di Sana" è una delle minacce finite agli atti. La giovane, con altre tre sorelle, si è ribellata denunciando e trovando ospitalità in comunità. Nelle motivazioni della sentenza di condanna a cinque anni per maltrattamenti il giudice Roberto Spanò scrive: "Emerge un diaframma dicotomico, («"noi…loro"») tra modelli educativi nell'ottica del rifiuto dell'integrazione
a costo, di sconfinare nelle barbarie".

E ancora:  "I soggetti provenienti da uno Stato estero - scrive il tribunale di Brescia - devono verificare la liceità dei propri comportamenti e la compatibilità con la legge che
regola l'ordinamento italiano. L'unitarietà di quest'ultimo non consente, pur all'interno di una società multietnica quale quella attuale, la parcellizzazione in singole nicchie,
impermeabili tra loro e tali da dar vita ad enclavi di impunità".

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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