Tradizione e novità: è stato questo
il concerto omaggio alla città che la Filarmonica della Scala ha
tenuto in piazza Duomo a Milano. Tradizione perché si tratta
della nona edizione dell'esibizione, che in epoca pre covid ha
sempre attirato decine di migliaia di persone, e da due anni
viene offerta a 2.500 spettatori che hanno gratuitamente
prenotato i posti a sedere disponibili.
Novità perché l'accesso era consentito per la prima volta
solo a chi era dotato di Green pass e soprattutto perché, sempre
grazie al fatto che hanno il green pass, i musicisti della
Filarmonica sono tornati per la prima volta da tanto tempo a
sedersi vicini. Non più distanziati con un leggio a testa ma
come avveniva prima della pandemia di Covid. Un passo in più
quindi verso la normalità.
"Finalmente" ha commentato il direttore artistico Etienne
Reymond per cui sarebbe "bello se in Italia si facesse come in
Svizzera" premettendo la capienza piena dei teatri con l'obbligo
di green pass e mascherina. Da lui anche l'invito al pubblico a
"non dimenticarsi di tornare ai concerti dopo un anno e mezzo".
Non si sono dimenticati i 2500 spettatori seduti presenti in
piazza Duomo e nemmeno i turisti, passanti e appassionati che si
sono comunque fermati in piedi oltre le transenne (circa tremila
secondo gli organizzatori) per ascoltare il concerto trasmesso
anche in diretta da Rai Cultura su Rai5 e Rai play, da Arte in
Europa e visibile anche in diversi altri Paesi dal Giappone alla
Cina. Forse anche per questo il programma dello spettacolo è
stato anche un omaggio all'Italia. Diretto da Riccardo Chailly,
che è direttore principale della Filarmonica, era composto da
tributi di grandi compositori al nostro Paese. L'inizio è stato
con l'Italiana di Felix Mendelssohn, seguito dal Capriccio
italiano di Cajkovskij e e la suite di Romeo e Giulietta di
Prokofev. Immancabile e molto applaudito il bis, il Waltz dalla
jazz suite di Sostakovic. "Milano riparte è cambieranno molte
cose ma - ha assicurato il sindaco Giuseppe Sala - alcune ci
accompagneranno sempre come la cultura".
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