Il treno che deragliò il 25 gennaio
2018 all'altezza di Pioltello, nel milanese, "viaggiava ad una
velocità di 130 km/h" nel punto di "rottura" del giunto, "in
quel tratto la velocità consentita era di 180 km/h, ma con quel
tipo di ammaloramento avrebbe dovuto viaggiare a 50 km/h". Lo ha
spiegato il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano in una
conferenza stampa, assieme al collega Leonardo Lesti e a
rappresentanti della Polizia e della Polfer che hanno condotto
le indagini, chiuse ieri a carico di 12 persone, tra cui la
società Rfi, gestore dell'infrastruttura ferroviaria, l'ad
Maurizio Gentile, altri dirigenti e due ex vertici dell'Agenzia
nazionale per la sicurezza delle ferrovie.
I pm hanno ripercorso le omissioni contestate nell'atto di
chiusura indagini emerse ieri, ribadendo che Rfi trasse, ha
chiarito Siciliano, "un vantaggio patrimoniale" dalle omissioni.
La prima segnalazione sul giunto è "dell'agosto 2017" ma
l'intervento fu programmato per l'aprile 2018, a disastro
avvenuto.
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