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Teste, già in anni 90 pensavamo a lavori su pila 9 'Morandi'

Teste, già in anni 90 pensavamo a lavori su pila 9 'Morandi'

Ex presidente Alga, credetti tesi caduta coil ma poi fu smentita

GENOVA, 29 marzo 2023, 16:40

Redazione ANSA

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"Già negli anni '90 pensavamo che si sarebbero fatti i lavori anche sulle pile 9 e 10, ma non se ne fece mai nulla". Così Agostino Marioni, ingegnere ed ex presidente di Alga, la società che si occupò dei lavori di rinforzo della pila 11 nel 1993, sentito come testimone nel processo per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime). I lavori di rinforzo vennero fatti "perché era emerso un errore costruttivo nella pila 11 per cui i cavi erano tutti avviluppati ed erano corrosi. Corrosione visibile dall'esterno, senza bisogno di ispezioni invasive". Dopo quei lavori, definiti come "un intervento a cuore aperto", "pensavamo che si sarebbe proceduto alla stessa maniera anche sulla 9 (quella crollata, ndr) e la 10". A coinvolgerlo nei lavori era stato l'ingegnere Gabriele Camomilla, all'epoca coordinatore dei servizi di manutenzione di Autostrade e oggi tra i 58 imputati. "Sempre negli anni '90 si diceva che c'erano problemi anche sulle altre pile, ma meno gravi, molto limitati. Noi dicevamo 'Lo riparate o non lo riparate?' Autostrade decise che non c'era urgenza e che l'avrebbe fatto più in là". Con Camomilla Marioni parlò pure delle possibili cause del crollo. "Mi parlò di un fulmine e poi del coil caduto da un camion: la prima ipotesi mi sembrò irrealistica, l'altra per un po' mi aveva convinto. Poi è stato dimostrato che non c'entrava nulla". Dopo Marioni è stato sentito Giorgio Nicolini consulente fisso di Alga. "Visto che sulla pila 11 i problemi erano saltati fuori era impensabile che non ci sarebbero state 'magagne' anche sulle altre e quindi pensavamo che per sicurezza i lavori si sarebbero fatti anche sulle altre visto che c'era tutto il tempo per farle".
   

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