Una lunga sfilza di "non so", "non
ricordo", "mi pare" tanto che più di una volta il presidente del
collegio Paolo Lepri ha ricordato "che è obbligata a dire la
verità". E' andata avanti così per quasi sette ore la
testimonianza di Livia Pardi, ingegnere di Autostrade, sentita
nel processo per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43
vittime).
Pardi è una testimone chiave perché realizzò il report sul
ponte, subito dopo i lavori di rinforzo sulla pila 11 nel 1993,
insieme a Michele Donferri Mitelli, uno degli imputati e
all'epoca del crollo numero tre di Aspi. In quel documento venne
scritto che "nonostante l'esiguo campione i cavi esaminati, i
due stralli della pila 9 (quella poi crollata, ndr) sono sicuri
e non è necessario un intervento di ripristino a medio
intervento. Mentre sulla 10 il tempo limite di intervento è
intorno al 2030". Pardi, interpellata più volte non ha saputo
spiegare come mai sia stato dato quel termine. L'udienza è stata
interrotta più volte per permettere all'ingegnere di riprendere
"fiato" e riordinare le idee. "Nel 2016 il mio dirigente Di
Taddeo (uno degli imputati, ndr) mi disse di togliere il
Polcevera dall'elenco delle opere da sottoporre a verifica
sismica. Mi dissero di farlo perché c'era uno studio in corso
sul tema".
Sulla pila 11 vennero installati i cavi esterni, sulla 10
venne messa una placca di acciaio. Sulla pila 9, infine nel
documento scrissero che "poiché gli stati di corrosione erano
più limitati sia nei cavi secondari che principali, non si è
proceduto ad alcun intervento. Il monitoraggio nel tempo dello
stato di conservazione dei cavi è assicurato dall'installazione
di un sistema di controllo continuo". Sistema di monitoraggio i
cui cavi vennero tranciati alcuni anni dopo e mai sostituito.
Alla fine dell'udienza di oggi il pubblico ministero Walter
Cotugno si è scusato con gli avvocati per la frase detta lunedì
("inutile abbaiare ancora"). A inizio udienza era stato lo
stesso segretario della Camera penale ligure Nicola Scodnik a
dire di chiudere l'incidente diplomatico cancellando la frase
dal verbale.
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