(di Alessio Porcu)
Da due anni giura la sua innocenza
e che lui nulla ha da spartire con i trafficanti di droga ed i
riciclatori di denaro sporco. L'ingegner Maurizio Cocco lo ha
detto dal primo momento quando due anni fa le autorità della
Costa d'Avorio lo hanno arrestato insieme ad altri occidentali.
Lui ha sempre detto che lì in Africa c'era andato solo per
lavorare con la sua impresa di costruzioni. 'Lavoro onesto', per
il quale aveva lasciato la sua Fiuggi, la città in provincia di
Frosinone diventata celebre per la sua acqua.
Da due anni per l'ingegnere ciociaro la vita è sospesa. Oggi
doveva essere scarcerato. Tutte le accuse che gli avevano mosso
sono cadute quando finalmente è stato celebrato un processo, lo
scorso 7 maggio. Ma Maurizio Cocco è stato condannato per frode
fiscale. Ha tentato di imbrogliare il fisco ivoriano? No, a
differenza di quelli degli anni passati, non ha presentato
l'ultimo bilancio della sua società. E poco è servito,
raccontano i legali, dire al giudice che non poteva presentare
quel bilancio perché stava in carcere. Lo hanno condannato ad un
periodo pari a quello già trascorso in detenzione e cioè due
anni. Ed oggi era in programma la scarcerazione. Ma all'ultimo
momento tutto è saltato.
"Sono disperata: hanno detto che sono sorti problemi ma non ci
dicono quali. Lunedì i nostri avvocati della Costa d'Avorio
andranno a parlare con il giudice che ha emesso la sentenza, nel
tentativo di capire": è in lacrime Assunta Giorgilli, moglie
dell'ingegnere che nella loro casa di Fiuggi questa mattina ha
ricevuto la telefonata degli avvocati africani. Le hanno detto
che sono sorti non meglio specificati 'problemi' rinviando la
liberazione.
È preoccupata perché quei due anni di detenzione hanno lasciato
il segno su suo marito: è arrivato a pesare 40 chili. Ma non si
è arreso. E quando gli hanno comunicato la sentenza non ha detto
"grazie, prendo il primo aereo e me ne torno in Italia". Ma ha
annunciato che avrebbe presentato appello. E che sarebbe andato
fino in fondo alla questione.
A Fiuggi Assunta Giorgilli aspetta. E non nasconde la sua
rabbia: "la cosa che mi mortifica di più è stato come ci hanno
trattato le autorità italiane. Non hanno creduto nemmeno un
minuto che Maurizio non fosse un delinquente. Sono sconfortata:
l'ambasciatore a fine febbraio ci ha detto di non conoscere il
dossier su mio marito che all'epoca era detenuto da venti mesi.
Lo conosceva bene il vice console che ha la stanza accanto alla
sua ed ha incontrato i nostri avvocati. Hanno lasciato mio
marito a marcire come un animale".
Cosa si aspetta da lunedì? E' stato chiesto alla donna. "L'unica
cosa importante ora è che esca".
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