Il male di vivere. Un disagio
sottile, che si nutre dei giorni che passano. Difficile da
capire, a volte persino da riconoscere. In una stagione in cui
le sofferenze dell'anima trovano sempre più racconto, arriva sui
palcoscenici italiani "Il figlio", ultimo capitolo della
trilogia sulla famiglia del pluripremiato drammaturgo francese
Florian Zeller - dopo Il padre e La madre - ora tradotto e
diretto da Piero Maccarinelli, con Cesare Bocci protagonista
insieme a Galatea Ranzi, Giulio Pranno, Marta Gastini, Riccardo
Floris e Manuel Di Martino.
Dopo il debutto a Venezia, lo spettacolo sarà al Parioli di
Roma dal 25 gennaio al 5 febbraio per proseguire in tournée fino
a marzo (tappe anche Vicenza, Trieste, Chieti, Firenze), proprio
mentre, dal 9 febbraio, arriva al cinema anche "The son", il
film presentato alla Mostra del cinema di Venezia, che lo stesso
Zeller ne ha tratto con Hugh Jackman a New York nel ruolo che
Bocci interpreta a teatro.
"La storia è basica", racconta all'ANSA Maccarinelli, che di
Zeller ha già diretto La menzogna e Il padre. "C'è un divorzio -
dice -. Una madre che vive con il figlio, Nicola. Il padre sta
con un'altra donna più giovane e ha avuto un altro bambino. Ma
la scrittura di Zeller è implacabile. Non lascia nulla al caso e
tocca in modo diverso tutti". Tra le pieghe di una vita in cui
sembra che a Nicola "non manchi nulla", si scopre invece che il
ragazzo non va più a scuola da tre mesi. Perché? La risposta è
in quel disagio che nessuno sembra voler vedere. "E che
purtroppo è molto comune tra i ragazzi dei nostri tempi -
riflette Bocci - Forse è anche colpa nostra, dei genitori di
oggi, che hanno fatto saltare così tante certezze. Oggi, lo dico
da padre, c'è il fallimento dei genitori che credono di essere
amici dei figli. Da genitori non si può parlare la loro stessa
lingua".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA