"Nona tra le illustri città sarai
chiamata, Aquileia, colonia italica che fronteggi i monti
dell'Illiria, per le mura e per il porto famosissima". Così
scriveva Ausonio nel I d.C. di quella città, nata appena due
secoli prima, nel 181 a.C., concepita come avamposto della
grande Roma ma destinata a diventare crocevia di bellezza,
culture, lingue, merci, popoli. Per festeggiare l'anniversario
della sua fondazione, arriva nella capitale "Aquileia 2200.
Porta di Roma verso i Balcani e l'Oriente", mostra fino all'1/12
all'Ara Pacis dedicata alle numerose trasformazioni della città,
al tempo punto più a nord della via dell'Ambra nel Mediterraneo,
oggi meta di oltre 200 mila visitatori l'anno solo nella sua
Basilica dagli stupefacenti pavimenti a mosaico. Tra pezzi
originali romani come la celebre testa al vento scolpita in
bronzo, pezzo iconico in arrivo dal Museo Archeologico Nazionale
di Aquileia, anche collezioni di ambre, 23 calchi dalla mostra
del 1937 sulla Roma augustea, il film realizzato con l'Istituto
Luce e le fotografie di Elio Ciol per scoprire non solo la
figlia dell'Impero augusteo, ma anche l'Aquileia bizantina e
medioevale, il Patriarcato, il periodo sotto l'impero asburgico
fino alla scelta del Milite Ignoto e il dopoguerra. "Una mostra
- spiega il Presidente della Fondazione Aquileia, Antonio
Zanardi Landi - che racconta la capacità di rinascere della
città. Ma anche la capacità di Roma di creare altre piccole
'Rome' esterne, prima per conquistare e poi per dialogare con i
territori circostanti. Aquileia è l'esempio più riuscito di
interfaccia attivo verso il 'diverso', porta d'ingresso non solo
di merci ma anche di modi di vedere, filosofie, religioni,
saperi".
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