Fece il possibile e l'impossibile
per evitare morti inutili, difese strenuamente, con i suoi
uomini, i civili vessati dai nazifascisti. Torturato
ripetutamente fino ad essere spinto a un tentativo di suicidio,
fu impiccato infine nel centro di Torino, il 22 luglio del 1944.
In una vetrina del Museo della Liberazione di via Tasso, a Roma,
c'è un pezzo di pane con due parole scritte in prigione
nell'agonia: 'coraggio mamma'. Tra le tante storie della
Liberazione, in questo 25 aprile Cuneo ricorda quella di Ignazio
Vian, ufficiale dell'esercito che, dopo l'eccidio di Boves, poco
dopo l'armistizio, si mise a capo di una delle prime formazioni
partigiane italiane. Un ricordo che si ripete ogni anno ma
enfatizzato quest'anno per la coincidenza con i 100 anni dalla
nascita dell'eroe di Boves e con la morte, avvenuta pochi mesi
fa a 93 anni, del compagno e amico don Aldo Benevelli. La loro
amicizia fu un ritratto e un simbolo del rapporto tra mondo
cattolico e Resistenza, e della sopravvivenza di valori
condivisi.
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