Nelle Alpi Giulie i tre ultimi
ghiacciai "lottano per sopravvivere". Si tratta del ghiacciaio
del Montasio, ancora l'unico definibile tale, e i glacio-nevati
del Canin e del Triglav, ridotti a frammenti. Questi corpi
glaciali rappresentano il 5% del volume presente durante la
Piccola Età glaciale. Il Canin è passato da 9,5 ettari negli
anni '50 a 1,4 ettari oggi. Stessa sorte per il Triglav, che ha
perso il 98% della superficie, mentre il Montasio resiste
meglio, grazie alla sua esposizione e alle valanghe invernali.
Sono alcuni dati raccolti durante la tappa friulana della
Carovana dei Ghiacciai 2024, campagna di Legambiente, in
collaborazione con il Comitato glaciologico italiano, e
presentati oggi a Udine.
Desta preoccupazione, hanno detto gli esperti, il ripetersi
di eventi estremi durante il periodo estivo, che accelera
l'evoluzione negativa di questi piccoli corpi glaciali. "Con la
scomparsa dei ghiacciai - ha detto Vanda Bonardo, responsabile
nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia - la
Terra sta perdendo uno dei suoi più grandi ecosistemi. E senza
un'accurata conoscenza della biodiversità glaciale e delle aree
proglaciali e al monitoraggio nel tempo non potremo capire gli
effetti negativi che avrà la scomparsa dei ghiacciai sul
funzionamento degli ecosistemi e sul nostro stile di vita".
Secondo Valter Maggi, presidente del Comitato glaciologico, "la
contrazione di questi ghiacciai è una prova diretta del
cambiamento climatico nelle Alpi Giulie", anche se, ha annotato
il climatologo Renato Colucci, "l'innalzamento della quota delle
piogge e neve è una caratteristica estendibile dall'intero arco
alpino".
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