Inizialmente, ricostruisce
l'associazione, Asugi aveva negato alla donna l'accesso alla
morte assistita in quanto, secondo una prima relazione, "la
terapia antalgica, anticoagulante, antitrombotica, l'assistenza
continuativa di terze persone per svolgere qualsiasi tipo di
attività inclusa alimentazione e idratazione e il ricorso a
farmaci broncodilatatori non costituivano trattamenti di
sostegno vitale". Visto il "peggioramento delle condizioni di
Martina, il Tribunale di Trieste aveva ordinato ad Asugi di
rivalutare entro 30 giorni le condizioni di Oppelli, che nel
frattempo era diventata dipendente dalla cosiddetta macchina
della tosse". Ma Asugi ha "confermato il suo rifiuto, basandosi
su una relazione che sminuisce il ruolo dei trattamenti da cui
Martina dipende quotidianamente".
"Addirittura nella relazione si solleva il dubbio che la
macchina della tosse, più che una necessità terapeutica, abbia
uno scopo 'preventivo'", osserva l'avvocata Filomena Gallo,
segretaria dell'associazione Coscioni. "Questa relazione è un
insulto alla sofferenza di Martina. Per questo motivo, oltre a
procedere contro la valutazione", "attiveremo le vie che il caso
consiglia anche in relazione alle responsabilità che determinano
conseguenze gravi per Oppelli".
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