Una mostra d'arte sembra mettere
tutti d'accordo e riallacciare gli antichi legami tra Bruxelles
e Trieste. La mostra "L'arte triestina al femminile nel '900
d'avanguardia italiano ed europeo", ideata e curata da Marianna
Accerboni, che resterà aperta ancora un mese all'Istituto
Italiano di Cultura della capitale, sta riscuotendo notevole
successo di pubblico e un ampio risalto da parte della stampa
belga.
Così "La Libre Belgique", il più importante e storico
quotidiano belga in lingua francese, fondato nel 1883, ha
dedicato all'esposizione un'intera pagina con un articolo molto
approfondito e sensibile di Aurore Vaucelle. L'allestimento
racconta l'avanguardia delle donne triestine nella vita e
nell'arte attraverso cinque artiste iconiche (Leonor Fini, Maria
Lupieri, Maria Melan, Anita Pittoni, Miela Reina) e Vaucelle
completa l'ambiente culturale della città dell'epoca ricordando
che vi abitavano Joyce, Svevo e Saba, Leo Castelli, Gillo
Dorfles, Bobi Bazlen, e lo psicanalista triestino Edoardo Weiss
che, allievo di Freud, importò a Trieste (e in Italia) la
psicanalisi.
Bruxelles, considerata nell'Ottocento la più bella città
d'Europa grazie anche ai proventi delle miniere del Congo, fu
meta di studio e di lavoro di vari artisti di Trieste e aree
vicine. Fu il caso di Edmondo Passauro (Trieste 1893 - 1969),
pittore e maestro di Leonor Fini, trasferitosi nella capitale
nel 1930; di Cesare Dell'Acqua dal 1848 nella capitale belga, di
cui alcune opere furono acquistate dal re del Belgio. Per non
parlare della principessa Carlotta del Belgio, figlia di
Leopoldo I, che sposò Massimiliano d'Austria e venne ad abitare
a Trieste, a Miramare.
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