"In Israele e Palestina le
speranze ci sono. Ci sono delle trattative, non si è interrotto
ogni dialogo anche se è un dialogo e sono delle trattative che
avanzano con grande difficoltà e resistenze. Davvero speriamo,
ed è l'auspicio, che le posizioni radicali non prevalgano sulla
moderazione che caratterizza esponenti dell'una e dell'altra
parte". Lo afferma il segretario di Stato Vaticano, cardinale
Pietro Parolin, in un'intervista pubblicata oggi su Il Piccolo e
Messaggero Veneto.
La speranza, osserva Parolin, è che nel caso di Israele e
Palestina "si possa arrivare a stabilire questo sistema dei due
Stati che secondo noi è l'unica maniera per poter vivere in
pace, sicuri nei propri confini, e in collaborazione reciproca.
Poi c'è tutto il discorso dello status di Gerusalemme che è un
altro punto delicato".
Parolin sottolinea come "stiamo vivendo una Pasqua di guerra"
e auspica la liberazione dei prigionieri, in Ucraina come in
Palestina e in Israele: "Il Santo Padre l'ha ricordato più volte
in maniera esplicita - dice - che ci sono degli scambi di liste;
che la Santa Sede si fa tramite, mediatore di liste di
prigionieri da una parte e dall'altra affinché venga presa in
considerazione la loro situazione e possano essere liberati. È
un lavoro avviato da tempo e che speriamo possa produrre sempre
più frutti".
Rispetto all'annuncio di Putin per la mobilitazione di altri
140mila soldati, aggiunge, "mi ha profondamente addolorato
perché evidentemente sono segni che vanno in senso contrario a
quella che dovrebbe essere la ricerca della pace". "È un momento
difficile questo - conclude - perché la guerra va avanti da due
anni con vittime, distruzioni, lutti e lacrime. Speravamo che si
potesse intravedere un cammino ma non perdiamo la speranza e
cerchiamo di lavorare in maniera discreta, fuori dai riflettori,
perché si possa arrivare a qualche passo in avanti".
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