"Secondo me la Rai di oggi non
applica in maniera rigorosa quel principio nel quale io ho
sempre creduto, cioè 'aggiungi un posto a tavola': aggiungere,
aggiungere, aggiungere e mai far sì che qualcuno si debba
allontanare o venga allontanato". Lo ha detto l'ex presidente
della Rai Roberto Zaccaria, a margine della presentazione del
suo libro Un professore chiamato presidente. Memorie
disordinate. Università, Rai, politica... Inter, questa sera a
Trieste.
"In questo ultimo periodo - ha chiarito Zaccaria - ho visto
casi di artisti importanti che si sono allontanati o che in
qualche modo sono stati messi in condizioni di sofferenza. Mi
dispiace che non ci sia più Fazio alla Rai, mi dispiace che
Saviano soffra in qualche modo le condizioni difficili, ma mi
dispiace anche che Rannucci quando fa un'intervista debba essere
messo in qualche modo sotto processo. Non si deve fare cosi, la
Rai deve vivere avendo dentro tutte le esperienze, tutte le
sfaccettature della società e della politica".
Il volume - "che non è un'autobiografia", precisa Zaccaria -
ripercorre la sua vita, attraverso ricordi, flash e, appunto,
"memorie disordinate". Una vita vissuta per fasi. "La fase della
Rai è stata la più importante - afferma - sono stato 16 anni in
Rai da consigliere e quattro da presidente. E' stato il momento
che mi ha caratterizzato di più, il momento perfetto della vita
di una persona". Mentre "la vita da professore è quella che io
ho scelto, è quella per cui ho detto che il titolo" del libro
"sarà un professore chiamato presidente".
Tra i ricordi più belli degli anni in Rai, Zaccaria
sottolinea "tutti gli incontri con gli artisti, non c'è una
graduatoria, che facevano la televisione. Celentano, Carrà,
Fiorello, Benigni, Fazio... un elenco sterminato". Tra gli
aspetti negativi invece ci sono "le grane che si affrontano in
una vita cosi complessa, ma le ho rimosse. Nel libro non si
trova traccia". Nel complesso, dunque, il voto della lunga
esperienza in Rai conclude, "è 9".
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