E' la scuola di formazione in
comunicazione della scienza più antica d'Italia e in Europa
condivide il primato con l'Imperial College di Londra. E' il
Master in Comunicazione della Scienza "Franco Prattico" della
SISSA di Trieste che festeggia i 30 anni di attività. Un
percorso che, da quando lo fondò il giornalista napoletano di
Repubblica, Prattico appunto, insieme con Stefano Fantoni, uno
dei protagonisti della scienza a Trieste e non solo, ha più
volte cambiato pelle adattandosi alle mutevoli esigenze della
società. Ed oggi, si accinge a un nuovo raffinato adeguamento.
L'esigenza "non è quella che la scienza si faccia sentire,
perché noi comunicatori non dobbiamo fare gli advocate della
scienza", l'esigenza è che i comunicatori "facciano i cronisti
della realtà", sostiene Nico Pitrelli, che da cinque anni dirige
il Master dopo esserne stato condirettore per quindici, e che
ora sta traghettando la didattica verso nuove complessità. "Il
problema non è più raccontare la scienza per darle un senso nel
mondo contemporaneo" spiega Pitrelli, consapevole che la scienza
non ha saputo comunicare durante la pandemia. "Raccontare la
pandemia, l'AI, le questioni energetiche non significa
raccontare solo la scienza, ma significa ormai raccontare il
mondo, la realtà, dobbiamo assumerci questa nuova
responsabilità". Comunicare "la scienza, la tecnologia, la
medicina ha a che vedere con le società che vogliamo costruire,
con l'immaginazione del futuro".
Ma a questo non pensa già il giornalismo? "Il giornalismo è
ancorato ai suoi limiti, ai suoi schemi e patologie, pensa di
raccontare un pezzo di mondo e non si rende conto che siamo
intrisi di questioni tecnologiche, di argomenti scientifici -
risponde Pitrelli - Mettiamo in fila le notizie di cronaca
politica delle ultime settimane: carne sintetica, eutanasia,
fine vita, Indy Gregory ... sono notizie che hanno a che vedere
con la conoscenza. Invece vengono trattate di volta in volta
come cronaca politica o cronaca giudiziaria".
Il Master non è solo il più antico, è anche quello con
maggior tasso di occupazione nei dieci anni successivi: 95 per
cento. E dei 560 professionisti formatisi qui, tantissimi hanno
poi occupato ruoli importanti.
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