L'avvocato Alexandro Maria
Tirelli, difensore dello skipper montenegrino Milos Radonjic
arrestato il sei ottobre scorso in esecuzione di un mandato di
arresto internazionale emesso dalle autorità giudiziarie
statunitensi, ha chiesto in una lettera al ministro della
Giustizia Carlo Nordio di porre un veto all' estradizione negli
Stati Uniti del suo assistito, ponendo un caso nel "principio di
reciprocità e bilateralità" che deve regolare i rapporti in
questo ambito tra i due Paesi e che invece da tempo vedrebbero
"gli Stati Uniti in una condizione di dominus".
Tirelli cita vari casi: il Cermis, Amanda Knox, Jonathan
James Coan, "cittadino italo-americano ricercato dalla Procura
di Gorizia per un reato da codice rosso in relazione al quale
probabilmente non verrà mai sottoposto a misura cautelare".
Soprattutto ricorda Chico Forti per il quale "i dubbi sulla
colpevolezza sono ormai notevoli e coltivati dall'intera
opinione pubblica (anche statunitense)". Di Forti, "che invano
chiede una rivisitazione critica e analitica dell'iter
giudiziario che ha portato a una pesante condanna", Tirelli
sottolinea che non si riesce a ottenere l'estradizione
"nonostante tale trasferimento, previsto dalle normative
internazionali, sia stato oggetto di molteplici dialoghi e
intese tra il presidente Biden e il nostro Primo Ministro
Giorgia Meloni". Il legale, che è anche presidente delle Camere
penali internazionali, nella lettera al ministro ricorda il
trattato di Strasburgo del 1983 che "consente al cittadino
italiano di scontare la pena nel Paese di origine". Ed oggi dice
all'ANSA: "La consegna di Chico Forti deve essere considerata
dal Governo il punto nodale e la condizione ostativa affinché
l'Italia dia seguito al rapporto di amichevole e proficua
cooperazione con gli Usa in campo penale".
Forti, di 64 anni, è un produttore televisivo italiano
arrestato nel 1998 per l'omicidio di Dale Pike.
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