"La modifica alla legge sulle
delocalizzazioni decisa venerdì dal governo è un primo
importante risultato della mobilitazione dei lavoratori del
gruppo Wärtsilä che contrasta la volontà della multinazionale di
dismettere la produzione nel sito di Trieste e licenziare
centinaia e centinaia di lavoratori diretti e degli appalti". Lo
scrivono in una nota i sindacati Fim, Fiom, Uilm indicando che
si tratta di un intervento governativo, sollecitato con forza
dalle stesse sigle e che "rappresenta una vera boccata di
ossigeno per i lavoratori".
"Aver allungato i tempi della procedura da 30 a 120 giorni
allontana i licenziamenti e consente al sindacato e alle Rsu di
ricercare le migliori soluzioni volte a garantire la continuità
produttiva ed occupazionale dello stabilimento triestino e
dell'intero gruppo in Italia - riporta la nota - Mantenendo
fermi questi obiettivi, nel continuare ad alimentare il presidio
ai cancelli dello stabilimento, occorre, con il coinvolgimento
di lavoratori e lavoratrici, promuovere azioni per respingere al
mittente i licenziamenti e il progetto di dismissione".
Se Wärtsilä "non intende più rimanere a Trieste si faccia da
parte, ma non ostacoli con veti inaccettabili la continuità
produttiva di motori che caratterizza e qualifica da sempre lo
stabilimento di Trieste - prosegue la nota - Una continuità
produttiva che può garantire anche per il futuro tutti gli
occupati". Allo stesso tempo occorre utilizzare il tempo
"guadagnato" per "incalzare governo e ministeri competenti
affinché si attivino per ricercare aziende e gruppi, privati e
pubblici, pronti a subentrare nella gestione dello stabilimento
alla multinazionale Wärtsilä e mettere per questa via in
sicurezza quel patrimonio industriale e professionale
rappresentato dai lavoratori e dalle lavoratrici".
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