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Rifiuti: traffico illecito tra Friuli e Veneto

Rifiuti: traffico illecito tra Friuli e Veneto

Smaltimento anche all'estero. Chiusa indagine DDA Trieste

TRIESTE, 09 febbraio 2022, 11:30

Redazione ANSA

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'Ndrangheta in Toscana: sequestro 5 mln imprenditore rifiuti - RIPRODUZIONE RISERVATA

'Ndrangheta in Toscana: sequestro 5 mln imprenditore rifiuti - RIPRODUZIONE RISERVATA
'Ndrangheta in Toscana: sequestro 5 mln imprenditore rifiuti - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Procura distrettuale antimafia di Trieste ha chiuso recentemente una vasta indagine sul traffico illecito di rifiuti trasferiti senza autorizzazione dal Friuli in Veneto o in alcuni Paesi dell'Est Europa.
    L'indagine, condotta dai Carabinieri del Noe di Udine e coordinata dal pm Federico Frezza, si è incentrata intorno a un'azienda di Maniago (Pordenone) e altre ad essa collegate. Nel corso dell'attività investigativa, gli inquirenti avrebbero rilevato diverse irregolarità nella gestione dei rifiuti nell'arco di 4 annualità, tra il 2017 e il 2020.
    In particolare vengono contestati, da un lato, il trattamento del compost con cui sarebbero stati irrorati i campi prima del decorso del termine di legge di 70 giorni dalla raccolta; dall'altro la raccolta di ingenti quantitativi di rifiuti urbani smaltiti fuori regione.
    Gli indagati hanno ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini preliminari. La parola è passata ora alle difese che possono presentare memorie o chiedere di essere ascoltati per chiarire la propria posizione.
   

 

Rifiuti dal Friuli a Est Europa, 'sempre rispettato leggi' Non ci sono state contestazioni ambientali TRIESTE

"Le società e le persone coinvolte nell'inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Trieste ritengono di aver sempre operato correttamente nel rispetto della normativa di settore e delle prescrizioni autorizzative". Lo sostengono, in un nota, i 18 indagati coinvolti nell'indagine sui rifiuti trasferiti dal Friuli al Veneto e all'Est Europa. "Avremo certamente modo di dimostrare l'adeguatezza dell'operato di tutti i nostri collaboratori - prosegue il comunicato -, e di chiarire che quelle condotte che vengono contestate, probabilmente a causa di una non corretta comprensione della normativa tecnica di riferimento e delle invero complesse modalità di funzionamento dei cicli produttivi sono e sono state corrette". Gli indagati ricordano "di aver già dato incarico ad esperti di prim'ordine in ambito nazionale di esaminare la vicenda sotto il profilo tecnico-giuridico al fine di fugare ogni dubbio sulla corretta gestione dei cicli produttivi delle aziende. E' senz'altro comprensibile che vi possa essere un confronto, anche in sede giudiziaria, su difformi valutazioni circa l'operatività dei cicli produttivi a maggior ragione al cospetto di materie così specifiche e iper regolamentate come quella della "galassia rifiuti"; proprio per questo la nostra difesa sarà articolata e capillare, a garanzia della qualità del servizio che abbiamo sempre reso alla comunità". "Le nostre aziende vantano una decennale esperienza nel settore - ricordano gli indagati -, sono considerate vere eccellenze nello sviluppo delle tecnologie nel trattamento dei rifiuti e nella green economy e, proprio per tale ragione, sono le prime a voler tutelare la propria immagine locale e nazionale". "Ci teniamo a precisare che l'inchiesta - che coinvolge pressoché tutte le società che hanno trattato rifiuti urbani in provincia di Pordenone negli ultimi anni - non ha in alcun modo fatto emergere, né problematiche di danni arrecati all'ambiente, né aspetti concernenti il conseguimento di illeciti profitti - si conclude la nota -; i profili coinvolti riguardano, infatti, la sfera di temi tecnico-giuridici, aspetti concernenti l'interpretazione di normative nazionali, locali, di circolari e delibere". YT8-DO/ INT AM23

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