Una città "profondamente
preoccupata", per tre morti violente nei primi giorni del 2022,
sebbene sia stata designata "capolista" per la qualità della
vita nel 2021 in un sondaggio pubblicato su un quotidiano
nazionale. E' la Trieste balzata alla ribalta delle cronache
all'inizio dell'anno nuovo, il capoluogo del Friuli Venezia
Giulia sul quale riflette, attraverso una nota diramata oggi,
mons. Ettore Malnati, vicario episcopale per il laicato e la
cultura della diocesi triestina. Riferendosi alla scomparsa di
Liliana Resinovich, alla morte di un giovane pachistano e
all'omicidio del 17enne Robert Trajkovich, Malnati sottolinea
che tali vicende "interrogano su che tipo di relazioni stanno
prendendo piede qui da noi".
Secondo il vicario episcopale, "la scomparsa della signora
Resinovich solleva il problema di quella che potrebbe essere una
insoddisfazione femminile nel contesto della vita di coppia e
quindi la ricerca di affetti, sia pur leciti, fuori dal contesto
della valorizzazione sponsale". Mons. Malnati evidenzia che
"spesso in molte relazioni di coppia ci si preoccupa molto
dell'effimero e si trascura quel mutuo crescere nella libertà di
sapersi interiormente dare e ricevere, che dovrebbe stare alla
base".
Quanto all'uccisione di Robert, "che dalle notizie finora
emerse sembra avere i connotati di una vendetta per gelosia, ci
troviamo di fronte a una lettura della donna ritenuta 'possesso'
da parte di chi le ha chiesto un percorso amoroso e quindi 'non
libera' di mutare consiglio". In sostanza, l'omicidio pare
l'esito tragico di una cultura maschilista che porta la persona
ad accampare ogni diritto "sulla donna, anche nei suoi
sentimenti e progetti di vita". "Questo purtroppo - precisa
mons. Malnati - è un fattore che in una società globalizzata è
da tenere in osservazione, impegnandosi, da parte di coloro che
intendono far integrare le persone provenienti da queste culture
maschiliste, a educare concretamente a dare dignità alla donna
in ogni sua espressione". E proprio l'educazione "di rispetto
della donna in una parità di genere - conclude il vicario
episcopale della diocesi di Trieste - è ciò che occorre perché
l'accoglienza sia una risorsa, diversamente si è corresponsabili
del disordine sociale, foriero di violenza e di contrapposizione
tra poveri".
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