"Una hard Brexit avrebbe un
impatto devastante sulla ricerca inglese" e la bocciatura del
piano soft di uscita di Theresa May, sta causando "negli
ambienti universitari di Londra preoccupazione vera". Lo scrive
oggi nella sua rubrica sul quotidiano Il Piccolo, il genetista
Mauro Giacca che, dopo essere stato per anni direttore dell'Icgb
(Istituto di genetica e biotecnologia) di Trieste, da alcuni
mesi dirige un gruppo di ricercatori della Scuola di Medicina
cardiovascolare del King's College di Londra. "Il Regno Unito
è il Paese più avanzato al mondo nella scienza", rimarca Giacca,
ricordando che, pur contando "meno dell'1% della popolazione
mondiale", vanta il "15% delle pubblicazioni più citate, e più
premi Nobel di tutte le altre nazioni Ue". Inoltre, "tra le
prime 20 università nel ranking mondiale, le migliori europee
sono britanniche". Atenei largamente popolati da ricercatori
stranieri, "bravissimi nel vincere finanziamenti europei", che
"rischiano di venire a mancare dopo il 29 marzo".
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