RICCIONE (RIMINI) - Un ruolo della donna sempre più centrale. E un paziente che ha sempre più chiaro di voler superare le sue difficoltà minimizzando i disagi. Cambiamenti importanti per l'inizio di quella che può essere definita una seconda fase della lotta alla disfunzione erettile da quando, 17 anni fa, i farmaci per combatterla fecero la loro comparsa. Di questo si è discusso all'incontro 'A scuola di sesso: i bisogni di sempre e le nuove opportunità terapeutiche del trattamento della disfunzione erettile' all'interno del Congresso nazionale della Società italiana di urologia (Siu) a Riccione.
A confrontarsi e a raccogliere le domande dal pubblico degli specialisti il Segretario generale Siu, Vincenzo Mirone e la sessuologa Chiara Simonelli dell'Università la Sapienza di Roma. "Quella della disfunzione erettile - ha detto Simonelli durante l'incontro realizzato con il supporto educazionale di Menarini - è una tematica classica ma in un contesto che è molto cambiato. E' cambiata la coppia e sono cambiate le figure dell'uomo e della donna". Per questo, ha spiegato la sessuologa, è importante coinvolgere la partner nell'affrontare queste tematiche. Sono molto spesso le donne ad identificare la disfunzione e a indirizzare il partner verso lo specialista per poi assumere un ruolo di sostegno. Un ruolo positivo soprattutto se si evitano rischi come il considerare l'assunzione di un farmaco da parte del partner un "attentato alla propria attrattiva sessuale. I farmaci - ha sottolineato Simonelli - non c'entrano nulla con il desiderio. Senza di questo non funzionano anche quelli più efficaci".
Proprio di farmaci e dei rischi legati agli effetti indesiderati sull'efficacia e la costanza nel tempo della terapia, ha parlato Mirone ribadendo più volte l'importanza della loro tollerabilità: "I farmaci sono efficaci dopo otto assunzioni - ha detto - e la loro 'potenza' esplode dopo due o tre mesi. Molti pazienti si fermano ai primi effetti collaterali. Serve una cultura anche di noi urologi che spieghi questi sintomi, una cultura della prevenzione del fastidio. In generale c'è un lavoro culturale che non è terminato, anche tra di noi, a volte, questo problema una malattia del lusso. Non è così e lo sappiamo".
Il segretario generale della Siu ha poi messo in guardia dall'autoprescrizione o da alcune prescrizioni fatte a volte dai medici di base: "Servono dosaggi rispondenti alle singole molecole. Altrimenti c'è il rischio di frustrare il paziente. Per esempio l'Avanafil, che nella mia esperienza è la molecola con meno problemi di tollerabilità, è efficace a 200 mg".
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