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Teatro: Moni Ovadia a Bologna con l'iconico "Oylem Goylem"

Teatro: Moni Ovadia a Bologna con l'iconico "Oylem Goylem"

Dal 12 gennaio all'Arena del Sole con la Stage Orchestra

BOLOGNA, 10 gennaio 2023, 09:37

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Oylem Goylem" è lo spettacolo che nel 1993 ha portato Moni Ovadia all'attenzione del pubblico e della critica: dal 12 al 15 gennaio prossimi l'attore, regista e musicista di origine bulgara, torna sul palco del Teatro Arena del Sole di Bologna proprio con quell'iconico spettacolo.
    Considerato uno dei più popolari uomini di cultura e artisti della scena contemporanea, noto per aver fatto conoscere la tradizione yiddish, Ovadia ha realizzato "Oylem Goylem" insieme ai musicisti della sua Stage Orchestra: l'opera è considerata un vero e proprio cult che, tra racconti umoristici, poesie e composizioni ispirate alla musica klezmer, immerge lo spettatore nella cultura ebraica della diaspora e dell'esilio.
    Traendo spunto dall'ampio repertorio umoristico della tradizione ebraica, "Oylem Goylem" (in yiddish "Mondo sciocco") è una creazione di teatro musicale costruita come un cabaret tragicomico, in cui Ovadia racconta il mito dell'ebreo errante: eternamente esule e povero, ma sempre fiero e dignitoso, la figura è narrata attraverso una serie di storielle che ne stigmatizzano i difetti con ironia o note satiriche.
    "L'umorismo ebraico autodelatorio - commenta l'artista - rivolto verso se stessi, contro se stessi, è una specie di sterminato patrimonio, come uno scrigno senza fondo, da cui escono perle di intelligenza". Tra il laico e il religioso, una carrellata di battute fulminanti e citazioni dotte è accompagnata da canti liturgici e sonorità zingare, andando a comporre una pièce che riprende l'intreccio di stili, toni, umori e registri linguistici tipici del klezmer, genere musicale che fonde in sé strutture melodiche, ritmiche ed espressive provenienti dalle differenti aree geografiche e culturali con cui il popolo ebraico è venuto in contatto. In un'alternanza di citazioni sacre, versi poetici e riferimenti allo spettro di Auschwitz, i musicisti della Stage Orchestra passano dal canto dolente e monocorde che fa rivivere il clima di preghiera della sinagoga, all'esplosività delle ballate composte per le occasioni liete.
   

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